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L'età dello zucchero

Una fila di carretti di bietole

Ad Ariano il grande stabile è tornato a vivere grazie ad una carpenterie e a un marmista.

Una fila di carretti di bietole

Una carpenteria e un’azienda di lavorazione del marmo hanno preso il posto del vecchio zuccherificio. Ad Ariano, l’antico complesso industriale pulsa ancora di vita: una rarità, o quasi. Certo, l’odore dolciastro della lavorazione della barbabietola ha lasciato posto ad altre attività.

Lo zuccherificio venne aperto nei primi anni ’50 per chiudere poi nel 1968: per un periodo lavorò a stretto contatto con lo stabilimento di Ariano Ferrarese, ad appena un chilometro di distanza. “Ma la guerra - ricordano Gianpaolo Carzoli e Franco Avanzi - era finita da poco, e il ponte di Corbola, abbattuto dalle bombe, non era ancora stato ricostruito. Barbabietole e merci, a quel tempo, arrivavano ancora con i carretti”.

Carzoli ricorda bene quando “i contadini trasportavano le barbabietole sul carretto trainato dall’asino, oppure con il cavallo o il mulo. In piena stagione c’era una lunga fila di carretti che arrivava fino al cimitero che è a un chilometro di distanza dallo stabilimento”.

Lo stabilimento polesano, d’inverno, era chiuso: si lavorava soltanto durante la campagna saccarifera estiva. Cinquanta, in tutto, gli addetti, spalmati su tre turni.

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