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Economia

Il cammino per la Zes si complica

La zona economica non è nella manovra di bilancio, l’ultima speranza legata a un emendamento

Il cammino per la Zes si complica

 Che fosse in salita lo si era capito. Si conferma ostico il percorso per arrivare alla Zes per il Polesine e Marghera. E tuttavia il sottosegretario all’economia Pierpaolo Baretta non molla e ribadisce che “ci stiamo lavorando, il dossier è aperto sul tavolo del ministero del Sud. Il fatto è che occorre interagire anche con l’Unione europea”.

La legge che istituisce la Zes a Marghera e in Polesine per ora non è inserita nella manovra di bilancio, come invece era stato promesso dal governo Conte 1. C’è però ancora la possibilità di intervenire con un emendamento “certo - ammette Baretta - e stiamo lavorando a questo. Il punto è che l’emendamento poi andrebbe a modificare la legge che prevede l’istituzione delle Zes al Sud, una legge già condivisa dalla Ue. Ecco quindi che prima occorre raccordarsi con Bruxelles. Ed assicuro che si sta ragionando proprio su questi passaggi”.

Di fatto si è venuta a creare una sorta di contraddizione con l’Unione europea che ha condiviso la legge italiana che prevede la Zes solo al sud e l’indicazione della Ue stessa che ha individuato l’area di Marghera e di 16 Comuni polesani meritevole di una zona speciale. Il problema è che i termini per la Zes in veneto, a meno di non ancora previste proroghe, scadranno a fine anno. Dal prossimo gennaio, quindi, il treno dello sviluppo economico e del rilancio occupazionale per il Polesine potrebbe finire fra le più clamorose occasioni mancate.

In questo caso sul banco degli imputati ci dovrebbe finire la classe politica. In primo luogo il Movimento cinque Stelle che con il ministro del Sud dello scorso governo, ha impedito che l’istituzione Zes finisse nel decreto Crescita come era stato chiesto da Confindustria e dagli amministratori veneti. In secondo luogo i politici del Pd che dall’opposizione, fino allo scorso agosto, tuonarono contro il Conte 1 per l’immobilismo sulla Zes, ma ora che sono in minoranza rischiano di finire coinvolti pesantemente in quello che sarebbe un fallimento per l’intero territorio. Infine gli esponenti della Lega perché da alleati dei grillini, fino allo scorso agosto, non sono riusciti a far passare la Zes per Venezia e il Polesine. E, ovviamente, i parlamentari e i politici veneti, in caso di insuccesso sarebbe dimostrata la loro incapacità di incidere su un tema così fondamentale. Ma ovviamente c’è ancora tempo per evitare il verificarsi di questo insuccesso e di queste responsabilità. A patto, come dice il sottosegretario Baretta, di lavorarci a fondo senza indugiare troppo.

Sul tema della Zes interviene anche l’ex sindaco di Rovigo Paolo Avezzù: “Bene ha fatto il presidente di Confindustria Venezia-Rovigo Marinese a ricordare che nella manovra finanziaria appena approvata dal Governo non c’è traccia della Zes (Zona economica speciale) per Rovigo e Marghera. C’è tempo in Parlamento per emendamenti e quindi faccio un appello ai nostri parlamentari per mettercela tutta. Grazie alla Zes, che interessa 16 Comuni rivieraschi del Po, potrebbero arrivare in tre anni 2,4 miliardi di euro di investimenti, 7.600 posti di lavoro diretti e 19.000 indiretti: insomma una occasione da non perdere. Invece deve essere una battaglia di tutti i polesani: istituzioni, partiti, associazioni culturali, mondo economico. Condivido anche l’intervento di Mario Borgatti, del Direttivo dell’Unione navigazione interna italiana, che sottolinea che con la Zes andrebbe rivisto il sistema viario polesano”.

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