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FEMMINICIDIO AD ADRIA

Clamorosa svolta: “Omicidio premeditato e annunciato per lettera”

Clamorosa svolta, la Procura contesta la premeditazione dopo il ritrovamento di uno scritto

Clamorosa svolta: “Omicidio premeditato e annunciato per lettera”

Clamorosa svolta, la Procura contesta la premeditazione dopo il ritrovamento di uno scritto

Ora si indaga per omicidio premeditato. E si aggrava parecchio la situazione di Roberto Lo Coco, 28 anni, in carcere a Verona con l’accusa di avere strangolato la moglie Giulia Lazzari, 23 anni, morta nove giorni dopo l’aggressione contestata. Tutto sarebbe avvenuto nella casa di via Chieppara, ad Adria, dove la giovane coppia viveva con la figlioletta di quattro anni.

Inizialmente, si pensava che il femminicidio fosse avvenuto d’impulso. Secondo la prima ricostruzione, Roberto, che ben sapeva come la moglie avesse intenzione di chiudere il rapporto, domandando la separazione, quel martedì 8 ottobre, verso le 17, le avrebbe chiesto un ultimo abbraccio. Ottenutolo, all’improvviso avrebbe mutato contegno e avrebbe detto: “Se non ti avrò io, non ti avrà nessun altro”. E avrebbe stretto le mani al collo di Giulia.

Ricostruzione che, a quanto trapela, viene tuttora ritenuta valida dagli inquirenti, con una importante modifica, però: quel gesto non sarebbe stato deciso al momento, ma potrebbe essere, appunto, premeditato. Frutto di un travaglio interiore legato al dolore per la separazione, ma non estemporaneo o improvviso.

La Procura, nella persona del sostituto Sabrina Duò, uno dei magistrati di maggiore esperienza del Tribunale, ha messo nero su bianco questa modifica di prospettiva, contestando la premeditazione, nel documento col quale ha chiesto una nuova perizia, oltre all’autopsia che comincerà oggi.

Il sostituto procuratore, infatti, ha domandato al giudice per le indagini preliminari di disporre un accertamento psichiatrico sul giovane sotto accusa, dopo che già la difesa, affidata all’avvocato Anna Osti di Rovigo, aveva annunciato di volere fare visitare Roberto da uno psichiatria, per capire se, al momento dello strangolamento, fosse o meno in grado di intendere e di volere. Da qui la decisione della Procura di chiedere che questa visita avvenga, per così dire, in forma “garantita”, ossia con consulenti di tutte le parti interessate: giudice, pubblico ministero, difesa e familiari di Giulia. Questi ultimi hanno deciso di farsi seguire dall’avvocato Enrica Fabbri di Bergantino.

La clamorosa svolta, con la contestazione della premeditazione, sarebbe avvenuta a seguito del ritrovamento, nell’abitazione di via Chieppara, di una lettera, o comunque di un manoscritto del 28enne. Manoscritto che potrebbe essere stato scritto lo stesso giorno dello strangolamento. E’ stato trovato e portato ai carabinieri da un parente, a quanto si apprende.

In questo scritto, il giovane lamenterebbe la decisione della moglie di chiudere il rapporto, ma adombrerebbe anche la possibilità di un omicidio suicidio. In effetti, dopo avere, secondo questa ricostruzione dei fatti, strangolato la moglie, avrebbe cercato di uccidersi a sua volta.

Uno scritto che, messo in relazione ad altri, tra i quali anche l’ultimo post prodotto su Facebook, ha convinto la Procura a ipotizzare la premeditazione.

Già nel corso dell’interrogatorio, di fronte al giudice per le indagini preliminari, il giovane avrebbe confermato di avere scritto quella lettera, verosimilmente il giorno dello strangolamento.

Non avrebbe però saputo dire molto altro, alla luce delle condizioni di estrema confusione e poca lucidità nelle quali si sarebbe presentato. Pare, del resto, che il giovane facesse uso di stupefacenti.

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