Cerca

LA STORIA

Polesano e console in Venezuela

“A Caracas ancora forti tensioni. Ho conosciuto Chavez. Quando torno in Polesine mi sento a casa”

Polesano e console in Venezuela

Foto di gruppo per il saluto con gli amici

“A Caracas ancora forti tensioni. Ho conosciuto Chavez. Quando torno in Polesine mi sento a casa”

Ogni anno trascorre alcune settimane di vacanza a Fiesso Umbertiano, il paese dei suoi genitori, dove ha ancora tanti amici. Nel resto dell’anno Giuseppe Gherardi è console onorario italiano in Venezuela e si occupa di tenere i rapporti fra la Farnesina e i cittadini italiani nello stato sudamericano. Ha il doppio passaporto, italiano e venezuelano e da una vita ha il cuore con la doppia bandiera.

Qualche sera fa, prima di ripartire per il Venezuela ha festeggiato con gli amici all’Osteria, il ristorante pizzeria gestito a Fiesso da Matteo e Riccardo Milan. “Tutti gli anni - racconta Giuseppe, Peppe per gli amici - con mia mamma e mia sorella veniamo in Italia per ritrovare le nostre radici. Qua abbiamo tantissimi amici”.

Il padre di Gherardi dopo aver combattuto in Africa nella Seconda guerra mondiale, negli anni ’50 si trasferì in Venezuela dove aprì un’azienda che trattava e vendeva carburanti. Giuseppe oltre a proseguire l’attività di famiglia ha fatto di più, ha abbracciato la carriera diplomatica. “Vivo nella città di Barinas, a 500 chilometri da Caracas, verso l’interno del Paese, la città dello stato natale di Hugo Chavez, a lungo presidente del Paese. Nel 2008 sono diventato presidente della locale Camera di commercio e nel 2011 nominato console onorario, faccio parte del corpo diplomatico italiano che vede un console generale al vertice. Nel 2008 ho anche conosciuto Chavez”. Un incontro veloce, di quando era alla guida della camera di commercio, “Chavez - racconta - era un uomo ricco di carisma, magnetico. Non era comunista, come lo dipingono in molti, ma un nazionalista, arrivava dal mondo militare e il suo obiettivo era potenziare la sua nazione, e per farlo non esitava a prendere posizioni anche diverse fra loro”.

Ora il Venezuela è diviso tra due fazioni, quella che sostiene la leadership di Nicolas Maduro, l’erede di Chavez, e quella che sostiene Guaidò. “Mesi fa i media internazionali avevano puntato i riflettori del nostro Paese - continua il console - poi se ne sono disinteressati. Ma le tensioni continuano col rischio che tra qualche mese tornino ad esplodere in maniera violenta. Ma in Venezuela disordini tensioni, sommosse, ci sono da sempre. Io stesso ricordo, negli scorsi decenni, spari, guerriglia, militari lungo le strade a più riprese. Ricordo quando le strade si riempivano di lacrimogeni e si doveva usare l’aceto per contrastarne gli effetti. La sicurezza è molto relativa. Qua ci si deve sempre guardare le spalle. I cittadini devono stare attenti dove vanno, ci sono ancora forme di censura. Cose che qua in Italia nemmeno si possono immaginare. Ed io ne rendo conto proprio nelle settimane che trascorro a Fiesso”.

E gli italiani? “Ce ne sono tantissimi, e sono integrati e rispettati. Loro sono abbastanza al sicuro. Dove lavoro io, ci sono sedi e uffici che sono territorio italiano”. Gherardi ammette che “il Venezuela è un Paese arretrato rispetto ad altri Stati sudamericani, ma con enormi potenzialità. Negli anni scorsi era uno dei massimi produttori mondiali di petrolio, ora invece questa industria si è fermata, arranca. Molti pozzi sono stati lasciati seccare. C’è la corsa delle multinazionali per riprenderseli”.

Il vero problema è che il Venezuela da tempo è conteso, dal punto di vista della geopolitica, “tra Stati Uniti, Cina e Urss, che fanno a gara per ottenere aree d’influenza. E poi c’è Cuba, che tenta di tenere una sorta di copertura ideologica sul Paese”. E ancora militari, bande armate, narcotrafficanti che spesso usano i sentieri della giungla per i loro traffici. Insomma i problemi sono tanti. Ma quando Giuseppe viene nella sua Fiesso, “il relax è totale. Mi piace trascorrere serate in allegria con la gente, come dimostra la gigantesca torta tagliata qualche sera fa”. Ed è pure vicepresidente della squadra amatoriale di calcio a dimostrare i legame solido con la terra di suo padre. Dal Polesine al Venezuela, andata e ritorno.

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su

Caratteri rimanenti: 400

Commenti all'articolo

  • Migliore

    28 Ottobre 2019 - 08:16

    Sei un deficiente ignorante come osi a dire che Chavez non e un dittatore sei un viscido pagato per il governo di Maduro sei un (enchufado) e sai a cosa mi riferisco nella tua coscienza ci sono tutti i morti e torturati di questo governo che appoggi infame. E lo dico con proprietà visto ché hi visuto 34 anni in Venezuela.E poi si dice Russia non Urss comunista di merda

    Report

    Rispondi

  • Migliore

    28 Ottobre 2019 - 08:15

    Sei un deficiente ignorante come osi a dire che Chavez non e un dittatore sei un viscido pagato per il governo di Maduro sei un (enchufado) e sai a cosa mi riferisco nella tua coscienza ci sono tutti i morti e torturati di questo governo che appoggi infame. E lo dico con proprietà visto ché hi visuto 34 anni in Venezuela.E poi si dice Russia non Urss comunista di merda

    Report

    Rispondi