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Zona economica speciale

Zes, nuova bocciatura, ma si va avanti

L’onorevole Andreuzza: “Ci riproveremo anche se i tempo si stanno facendo sempre più stretti”

Zes, nuova bocciatura, ma si va avanti

Un’altra bocciatura per la Zes. Un altro no per la richiesta di istituzione della zona economica speciale a Marghera e nei 16 Comuni polesani da Polesella a Melara. La doccia fredda arriva ancora una volta da Roma e dal governo, come era già avvenuto diversi mesi fa con l’esclusione dal decreto crescita. Questa volta l’esclusione è relativa al decreto crisi d’impresa. L’onorevole veneziana della Lega, Giorgia Andreuzza aveva proposto un emendamento al decreto per l’istituzione della Zes nel Basso veneto. Una richiesta sottoscritta anche da altri parlamentari del Carroccio, fra cui la polesana Antonietta Giacometti.

E’ la stessa Andreuzza a specificare che “ho presentato emendamento al decreto Crisi d’impresa, ma lo hanno considerato inammissibile”. Ma la parlamentare veneziana non demorde e in vista di un voto di fiducia sul decreto dice: “Presenteró un ordine del giorno, sempre se lo accettano”. E’ in programma oggi l’audizione in commissione per cercare un parere da parte del ministro.

Il cammino per la Zes a Marghera e in Polesine si rivela sempre più accidentato, la stessa Andreuzza ammette che “i tempi sono sempre più stretti bisognerebbe almeno capire se c’è la volontà e la consapevolezza che non si può perdere questa opportunità”. Il tempo stringe, quindi, e mancano, come evidenzia il sito web di Confindustria Venezia Rovigo, 63 giorni alla scadenza della data ultima, (fine 2019) per il riconoscimento della Zes. Manca poco quindi e dal ministro del Sud, Giuseppe Provenzano, titolare del dossier sulle Zes, non sono ancora arrivati segnali. Né di apertura né di chiusura adire il vero, ma i tempi per inserire il provvedimento nella legge di Bilancio si assottigliano giorno dopo giorno.

Il senso di ultima spiaggia, intanto, accomuna alcuni parlamentari veneti e i sindaci polesani, che da tempo chiedono la zona economica per risollevare le sorti occupazionali e di sviluppo del territorio. Si è invece affievolita l’azione di alcuni settori politici, i 5 Stelle in primis, che proprio con l’allora ministro Lezzi (governo Lega 5Stelle) misero lo stop all’istituzione della Zes per il Polesine e per Marghera. E il Pd, poi, che con il passaggio dall’opposizione al governo Conte 1, al sostegno al Conte 2, ha ridotto la portata delle rivendicazioni per una zona economica in Veneto. E questo nonostante il sottosegretario all’economia Baretta abbia più volte rimarcato la necessità della Zes per la provincia di Rovigo e per Marghera.

Ma la questione è politica. Confindustria da tempo sostiene che si tratta solo di volontà, in controluce però si intravede anche uno scontro di tipo territoriale, con lobby del Sud Italia che spingono per non far uscire le Zes dal meridione al fine, secondo questa impostazione piuttosto discutibile, di non favorire regioni dove lo sviluppo economico non è al palo.

Non resta che attendere le prossime mosse, i lavori parlamentari sulla legge di bilancio dei tentativi di presentare emendamenti. Certo è che il pendio per la Zes si mostra sempre più scosceso.

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