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Economia

Sulla Zes il silenzio del ministro

Andreuzza: “E’ sviluppo industriale, serve chiarezza”. Marinese: “Situazione disperata, non molliamo”

Sulla Zes il silenzio del ministro

Silenzio del ministro. Che non è ancora un silenzio di tomba (e vista la giornata di Halloween siamo in tema), ma ci si avvicina molto, sulla Zes per il Polesine e per Marghera.

Il silenzio è quello del ministro per lo sviluppo economico Stefano Patuanelli che durante l’audizione per le linee programmatiche del dicastero ha fatto scena muta sulla domanda relativa alla Zes. L’ennesima dimostrazione di come il governo stia andando a rilento sull’argomento, alimentando sempre di più i sospetti di chi sostiene che in realtà l’asse Pd-M5S la Zes al Veneto non la vuole dare.

Ieri sono stati i parlamentari della Lega a incalzare il ministro, come spiega l’onorevole Giorgia Andreuzza: “In audizione abbiamo posto la domanda, alla quale non è stata data risposta. Attendiamo sperando che possa arrivare rapida”. La parlamentare veneziana precisa che “abbiamo chiesto al ministro Patuanelli un impegno del governo a promuovere l’istituzione di una Zes in Veneto per Venezia e per il Polesine per rilanciare il comparto produttivo nell’intera area di Porto Marghera, una delle più grandi zone industriali costiere d’Europa”. E ancora: “Fino ad ora sono giunte solo molte parole, anche confuse, e c’è bisogno di sapere con chiarezza e urgenza se il governo intendete intervenire per non perdere questa importante opportunità di sviluppo per una zona con forte potenziale ma che ha sentito sicuramente il peso della crisi”. A chiedere al ministro un suo impegno per la Zes, ieri, sono stati solo i parlamentari del Carroccio. Andreuzza ribadisce anche che “sappiamo che la competenza Zes è del ministero del Sud, ma è comunque una questione di sviluppo industriale non indifferente. Il ministro ci deve dire almeno cosa ne pensa”.

Dura la reazione di Vincenzo Marinese, presidente di Confindustria Venezia Rovigo: “La situazione è grave e disperata. Noi ci proveremo fino in fondo, ma certo i tempi si stanno riducendo. Ma se in un Paese che non cresce, un piano di rilancio predisposto dai privati, che assicura sviluppo e lavoro, non viene nemmeno preso in considerazione, allora significa che il Paese vive di ipocrisia”. E alla domanda sui quei parlamentari, come l’onorevole del Pd Nicola Pellicani, che a giugno avevano tuonato contro la prima bocciatura Zes, scrivendo che la battaglia continua e che in caso di bocciatura definitiva Confindustria avrebbe dovuto trarne le conseguenze, Marinese risponde: “Nella vita ci vuole coerenza. Ma alla fine, in caso di risultato negativo, diremo di chi è la responsabilità”. In questo caso l’indice non può che essere puntato verso il Pd che quando era all’opposizione si diceva pronto a tutto per la Zes, ed ora che è in maggioranza con i 5 Stelle, non risponde nemmeno alle domande poste in Parlamento”. Marinese osserva, con amarezza, “sulla Zes c’era la totalità della condivisione, tutto il territorio, era d’accordo, politici, sindaci, istituzioni, imprenditori, sindacati, cittadini. Tutti. La vergogna di un rifiuto sarebbe nei confronti di tutte queste persone. Ma ripeto ci proveremo fino alla fine, con un altro decreto o con la Finanziaria, come aveva assicurato il governo qualche mese fa. E noi ci attendiamo il rispetto di quell’impegno”.

Per il territorio polesano e di Marghera, ora, la speranza è legata alla possibilità di inserire l’istituzione della Zona economica speciale all’interno della legge di bilancio, magari con un emendamento. Certo il silenzio del ministero del Sud, guidato da Giuseppe Provenzano, titolare dei dossier sulle Zes, non sembra dare spazio ad ottimismo e fiducia, ma magari, come aveva sottolineato il sottosegretario Pier Paolo Baretta, si sta lavorando in silenzio per non far naufragare questa opportunità.

Si alzano, intanto nuove voci di perplessità sullo stesso strumento Zes per il Polesine. Voci che nei mesi scorsi non erano mai intervenute sul dibattito, con tutti i sindaci polesani, le istituzioni e i politici che si erano schierati a sostegno della Zona economica speciale e del piano industriale messo a punto da Confindustria Venezia Rovigo.

A sollevare dubbi è Gianni Nonnato, ex assessore provinciale del Psi, che si chiede: “La proposta Zes, ancora molto fumosa, è in linea con i principi e le esigenze espresse dal Ptcp e convenute unitariamente dai cinquanta comuni? Tiene in debito conto della esistenza del corridoio della logistica previsto dal citato Ptcp? Con quali criteri sono stati scelti i sedici comuni interessati?”.

Dubbi che restano isolati, in quanto la stragrande maggioranza di sindaci e politici da mesi si battono per l’istituzione della Zona economica nei 16 Comuni polesani.

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