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FEMMINICIDIO AD ADRIA

“Uccisa da chi diceva di amarla. E' bastato un istante per spegnerla”

Primi riscontri sull’autopsia: tutto combacia con la confessione del marito di Giulia

 “Uccisa da chi diceva di amarla. E' bastato un istante per spegnerla”

Primi riscontri sull’autopsia: tutto combacia con la confessione del marito di Giulia

Non è occorsa molta forza, per spezzare quella giovane vita, per interrompere il flusso di sangue al cervello e provocare il coma che, dopo nove giorni, ha condotto alla morte Giulia Lazzari, 23 anni, giovane moglie e madre di una bimba di quattro anni, di Adria. E’ morta lo scorso 17 ottobre, a nove giorni di distanza dall’aggressione che, l’8 ottobre precedente, avrebbe subito a opera del marito Roberto Lo Coco, 28 anni, col quale divideva l’abitazione in via Chieppara, ad Adria.

Questi i primi riscontri che trapelano dell’autopsia condotta dal medico legale Lorenzo Marinelli, incaricato della Procura sul corpo della sfortunata giovane. Un accertamento, notificato a tutte le parti in causa, per il quale la parte offesa, ossia la famiglia di Giulia, assistita dall’avvocato Enrica Fabbri, ha scelto di nominare, come proprio esperto con facoltà di assistere alle operazioni, il medico legale Luca Massaro, di Padova. Non ha invece nominato un proprio consulente la difesa del marito, affidata all’avvocato Anna Osti di Rovigo.

Lo Coco si trova al momento detenuto in carcere a Verona, per l’ipotesi di reato di omicidio premeditato. Originariamente era stato indagato per tentato omicidio; il tragico epilogo della vicenda aveva poi portato all’iscrizione per omicidio. Il ritrovamento di uno scritto attribuito a Lo Coco, unitamente alle sue esternazioni sui social e all’attività di carabinieri e Procura, ha poi portato a un ulteriore aggravamento dell’ipotesi di reato per la quale si trova indagato.

Secondo questa ricostruzione dei fatti, Lo Coco avrebbe agito verso le 17 dell’8 ottobre, una domenica. A monte di tutto, ci sarebbe la decisione della giovane donna di interrompere la relazione.

Il marito, quel pomeriggio, avrebbe detto a Giulia che, pur sapendo che il matrimonio era finito, la avrebbe amata per sempre. Poi, le avrebbe domandato un ultimo abbraccio. A quel punto, però, il suo contegno sarebbe bruscamente cambiato. Le avrebbe detto una frase come: “Se non posso averti io, non ti avrà nessun altro”. Poi, avrebbe stretto le mani al collo.

Un gesto che avrebbe poi confessato sia alla propria madre, che alla zia di Giulia, che ai carabinieri che, infine, al giudice, al momento della convalida del provvedimento di fermo. Confessioni, comunque, piuttosto confuse.

I primi riscontri autoptici avrebbero in sostanza confermato queste confessioni, o comunque individuato una situazione compatibile con la dinamica descritta in queste. A rendere inesorabile l’azione del marito avrebbe poi contribuito la corporatura della vittima, estremamente minuta. Tanto che sarebbe bastata davvero poca forza a provocare danni irreversibili, senza dovere per forza di cose lasciare traumi e lesioni esterni visibili.

Intanto, il prossimo 13 novembre si terrà l’incidente probatorio disposto dal giudice per le indagini preliminari per determinare le condizioni psichiatriche di Lo Coco. Per capire, cioè, se al momento dell’aggressione che gli viene contestata fosse in grado di intendere e di volere e se sia in condizione di partecipare al processo.

I familiari di Giulia, assieme all’avvocato Fabbri, hanno già deciso di nominare un proprio consulente. Lo stesso farà la difesa, con l’avvocato Osti.

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