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ROVIGO

Scandalo all'Ulss: ricatti sessuali per lavorare

Un notissimo medico finisce a processo, con le ipotesi di reato di violenza sessuale e concussione

Scandalo all'Ulss: ricatti sessuali per lavorare

E' stato rinviato a giudizio con le pesanti ipotesi di reato di violenza sessuale e concussione. L'azienda della quale il noto medico è dipendente, l'Ulss 5 di Rovigo, si è costituita parte civile contro di lui. La ricostruzione dell'accusa è pesante: avrebbe palpeggiato una borsista, nell'agosto del 2013, con la scusa di sistemarle il camice. Da qui la contestazione di violenza sessuale. Sempre la stessa ragazza, poi, sarebbe stata sottoposta - chiaramente sempre secondo questa ipotesi - a un tentativo di concussione: alcuni mesi dopo, il medico, oggi sui 60 anni, forte del proprio ruolo di presidente di commissione di concorso, avrebbe detto alla giovane che, se si fosse dimostrata disponibile con prestazioni sessuali, la avrebbe aiutata a vincere il concorso aperto per il suo profilo professionale. La giovane avrebbe reagito con un netto diniego.

A febbraio del 2015, un nuovo episodio, sempre considerato, dalla Procura, nella persona del pubblico ministero Maria Giulia Rizzo, una tentata concussione. Il medico avrebbe in sostanza detto a una giovane, studentessa tirocinante, che, se si fosse dimostrata accondiscendente, la avrebbe aiutata a lavorare in ospedale. Anche in questo caso, sarebbe arrivato un nettissimo rifiuto a questa richiesta.

Nella mattinata di martedì 12 ottobre, l'udienza preliminare a carico dell'indagato. Quest'ultimo, a quanto si apprende, non si è presentato, con un certificato che attesterebbe un profondo stato di prostrazione derivante dal procedimento penale; da qui la richiesta di rinvio presentata dalla difesa, ma non accettata dal giudice. L'azienda sanitaria, come detto, si è invece costituita parte civile con l'avvocato Fabio Pinelli di Padova. Significa che affiancherà l'accusa nel processo penale, con facoltà di domandare un risarcimento all'imputato per i danni che la sua condotta avrebbe provocato, secondo questa impostazione, all'azienda sanitaria.

L'indagine, all'epoca dei fatti, era stata seguita dal personale della squadra mobile della questura di Rovigo. Non si sono costituite, invece le presunte vittime, che tra l'altro non avevano mai presentato querela per questa vicenda. 

Da tenere presente come il rinvio a giudizio non costituisca una sentenza o una dichiarazione di colpevolezza, ma semplicemente che il giudice dell'udienza preliminare ha ritenuto necessario, per vagliare le accuse ipotizzate a carico dell'indagato, il vaglio del dibattimento.

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