VOCE
FEMMINICIDIO DI ADRIA/1
13.11.2019 - 19:53
Disposta la visita psichiatrica, si comincia il 26 novembre in carcere, dove è detenuto il marito
Si deve capire se sia in grado di intendere e di volere in generale, se lo fosse al momento del femminicidio che gli viene contestato e che avrebbe più volte ammesso, per quanto in maniera confusa, ma anche se sia in grado di partecipare al processo in maniera consapevole. In parole povere, si deve capire se sia punibile e se possa stare in giudizio.
E’ questo lo snodo fondamentale dell’indagine per omicidio premeditato che vede sotto accusa Roberto Lo Coco, 28 anni, in carcere a Verona per l’uccisione della moglie Giulia Lazzari, 23 anni, con la quale aveva una bimba di quattro anni. Abitavano tutti nell’appartamento di via Chieppara, ad Adria, dove si è svolta, secondo le attuali ricostruzione dei fatti, l’aggressione mortale.
A monte di tutto ci sarebbe la decisione di Giulia di porre fine al matrimonio, tra gli altri motivi per il fatto che Lo Coco fosse dipendente da eroina. Quel giorno, l’8 ottobre, nell’abitazione di Adria, il 28enne avrebbe detto alla moglie che, pur sapendo che la loro storia era ormai arrivata al capolinea, la avrebbe amata per sempre. Poi, le avrebbe chiesto un ultimo abbraccio. Ottenutolo, però, le avrebbe detto una frase come “Se non ti avrò io, non ti avrà nessun altro”. A quel punto, la avrebbe strangolata, per poi cercare di uccidersi. A lanciare l’allarme, verso le 17.17, sarebbe stato il fratello di Lo Coco, che stava dormendo e sarebbe stato svegliato da rumori per lui non familiari. Quelli dell’aggressione. In tempo, quindi, per evitare la morte di Giulia, almeno per il momento. Il personale del Suem la avrebbe infatti rianimata, per poi ricoverarla nel reparto di Terapia intensiva all’ospedale di Rovigo, dove si è spenta lo scorso 17 ottobre, nove giorni dopo lo strangolamento. Senza mai riprendere conoscenza. Oggi, il giudice per le indagini preliminari Pietro Mondaini ha disposto l’incidente probatorio sul giovane. Al di fuori del gergo tecnico, si tratta di una visita psichiatrica alla quale potranno prendere parte tutti i consulenti delle parti.
Oltre al giudice, che ha nominato lo psichiatra Luciano Finotti, e al pubblico ministero Sabrina Duò, la difesa, affidata all’avvocato Anna Osti, che ha nominato Emanuele Toniolo, e i genitori di Giulia, parte offesa nella vicenda e assistiti dall’avvocato Enrica Fabbri, che hanno scelto Diego Arsiè, sempre psichiatra. Nel procedimento penale sono poi comparsi, sempre come parte offesa, anche gli zii paterni di Giulia, i fratelli del padre, seguiti dall’avvocato Luca Azzano Cantarutti, che non ha però preso parte all’incidente probatorio. L’esperto nominato dal giudice avrà 60 giorni. Le visite cominceranno in carcere a Verona il 26 novembre.
Commenti all'articolo
Lorybull
14 Novembre 2019 - 11:48
..... siamo alle solite..... ora .... perizia psichiatrica ... poi ... dopo un pochino scarcerazione , perchè lui è pazzo ..., poi tra un pò è di nuovo tra la gente ..., già .., perchè poi (finito tutto), ri-diventerà normale e senza quei problemi "psichiatrici", che l'hanno scarcerato .... bisogna comprenderli i disagi ... siamo proprio messi bene .... !!!
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