VOCE
Fisco
16.11.2019 - 19:11
Il lunedì nero per le imprese italiane e polesane. Domani sarà una giornata campale anche per le imprese e il popolo delle partite Iva della provincia di Rovigo. Tra il versamento dell’Iva e delle ritenute Irpef dei dipendenti e dei collaboratori, l’Ufficio studi della Cgia stima che saranno chiamate a pagare al fisco 96,8 milioni di euro e le imprese italiane 26,9 miliardi di euro.
Oltre a questo importo, tutte le imprese dovranno versare i contributi previdenziali dei propri dipendenti ed eventuali collaboratori: gli artigiani, i commercianti e i lavoratori autonomi, inoltre, verseranno all’Inps anche i propri.
“Verosimilmente - afferma il coordinatore dell’ufficio studi Paolo Zabeo - lo Stato incasserà in un solo giorno un importo pari alla dimensione economica della prossima manovra di bilancio. Una cifra da far tremare i polsi, anche se è bene ricordare che si tratta di una partita di giro. Le imprese, in qualità di sostituto di imposta, entro lunedì dovranno versare l’Iva incassata nelle settimane precedenti dalla propria clientela e l’Irpef di competenza delle proprie maestranze. Tuttavia, non mancheranno casi in cui sarà difficile onorare questa scadenza; purtroppo, la mancanza di liquidità sta tornando ad essere un problema assillante, soprattutto per tantissime piccole e micro imprese”.
Visto il dramma che sta vivendo in questi giorni il centro storico di Venezia e tutto il litorale della provincia lagunare e di quello rodigino, Paolo Zabeo sottolinea: “Abbiamo apprezzato che nel giro di un paio di giorni l’esecutivo abbia approvato una misura che destina alle famiglie e agli imprenditori veneziani e rodigini 20 milioni di euro per iniziare a fronteggiare i danni subiti. Ma questi soldi, molto probabilmente, arriveranno ai destinatari non prima di 2/3 mesi. Se, invece, il governo avesse sospeso il versamento delle tasse e dei contributi che dovranno essere pagati lunedì, gli artigiani, gli esercenti e i piccoli commercianti avrebbero potuto respirare un po’ e affrontare con maggiore liquidità a disposizione i primi costi che sono chiamati a sostenere in queste ore per rimettere in piedi le proprie attività”.
Oltre a pagare troppo, nell’ultimo anno il rapporto tra fisco e imprese è stato completamente rivoluzionato. Dopo l’introduzione della fatturazione elettronica che ha debuttato ad inizio anno, dallo scorso 1° luglio è scattata una nuova scadenza per le partite Iva con volume d’affari superiore ai 400.000 euro. Ovvero, l’obbligo di memorizzazione e di invio telematico dei corrispettivi. Operazione che dal 2020 sarà estesa a tutte le attività economiche. Questo scenario evidenzia come il rapporto fiscale tra le aziende e l’Agenzia delle entrate stia cambiando rapidamente, ancorché non vi siano sostanziali benefici in termine di riduzione delle tasse con altrettanta rapidità.
Se qualcuno non rispetta la scadenza di pagamento prevista per lunedì 18 novembre, cosa gli succede? L’ordinamento tributario, ricorda l’Ufficio studi della Cgia, impone al contribuente una sanzione dell’1 per cento dell’importo da versare al fisco per ogni giorno di ritardo entro il 15° dalla scadenza. La percentuale sale al 15 per cento se il pagamento viene effettuato entro il 90° giorno dalla scadenza. Per omesso pagamento o per versamento effettuato dopo 90 giorni dal termine previsto per legge, la sanzione sale al 30 per cento dell’importo da versare all’erario. Indipendentemente dal ritardo, sono altresì dovuti gli interessi legali pari allo 0,8 per cento dell’importo da pagare. Va ricordato che le sanzioni possono essere fortemente ridimensionate usufruendo dell’istituto del “ravvedimento operoso”, a condizione che si versi sia l’importo omesso che la sanzione (opportunamente ridotta) e gli interessi. Le riduzioni, ovviamente, diminuiscono con il passare del tempo di pagamento.
Il peggio, comunque, deve ancora arrivare. La scadenza del prossimo 30 novembre, che essendo di sabato slitterà a lunedì 2 dicembre, “chiederà” alle imprese rodigine altri 100 milioni di euro circa. Le piccole aziende e gli autonomi, infatti, dovranno “passare alla cassa” per onorare la seconda o unica rata degli acconti Irpef, Irap e Inps. Le società di capitali, invece, pagheranno la seconda o unica rata dell’acconto Ires e Irap. Un fine anno denso di scadenze fiscali da far tremare i polsi.
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