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L'intervista

Modena: “Era imprevedibile: abituiamoci”

Lo storico di origine portotollese: “Dobbiamo essere uniti come nel ’66. Da Roma arriveranno gli aiuti, ma dobbiamo monitorare il territorio”

Modena: “Era imprevedibile: abituiamoci”

Dopo l’eccezionale mareggiata che ha spazzato via quasi tutte le cavane della Sacca degli Scardovari, Claudio Modena, storico, saggista e scrittore portotollese di nascita, ma romano di adozione, racconta le sue impressioni. Modena, che ha prestato servizio in qualità di ufficiale al ministero della Difesa, all’interno della Marina. Era stato spedito in Olanda, come giovane ufficiale, per studiare le tecnologie relative alla barriere di difesa del mare. Al suo rientro in Italia venne chiamato dall’allora ministro per l’Ecologia, Alfredo Biondi per occuparsi della salvaguardia di Venezia. Ha fatto parte del consiglio direttivo della Commissione nazionale per la cultura dell’Unesco (assieme, tra gli altri, a Rita Levi Moltalcini, Carlo Rubbia e Piero Angela) e della Commissione Mab-biosfera, della Commissione consultiva della pesca marittima del ministero delle Politiche Agricole.

Il suo primo pensiero sul disastro?

“In primo luogo desidero esprimere la mia vicinanza a tutte le pescatrici e i pescatori che hanno perso le cavane nella Sacca degli Scardovari. Sono persone forti, determinate, abituate a convivere con le calamità naturali. Possiedono la stessa determinazione di quelle dell’alluvione del 1966, che hanno tentato di fermare, perfino con le mani, le acque del mare”.

Secondo lei si poteva prevedere un disastro di queste proporzioni?

“No. Dobbiamo abituarci a convivere con fenomeni nuovi che risentono molto del clima dei paesi del sud America. I cambiamenti climatici stanno stravolgendo il pianeta. Questa volta è andata bene, per quanto concerne la tenuta dell’argine a mare. Ma dobbiamo anche chiederci cosa sarebbe potuto accadere se la marea fosse stata un po’ più alta? Questo è un campanello dall'arme che non deve assolutamente essere trascurato. Non deve passare nel dimenticatoio, aspettando la nuova mareggiata che potrebbe essere più violenta, e provocare dei danni irreparabili. L’innalzamento dei mari con la conseguente erosione delle coste ne è l'esempio concreto”.

L'intervista completa nella Voce di domenica 17 novembre

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