VOCE
ECONOMIA
30.11.2019 - 20:41
Preoccupa anche Ikea, che ha deciso di rinunciare a Verona e ad Arese, per le lungaggini...
Ecolab lascia Rovigo e a rischio sono i suoi dipendenti. Stessa cosa nel giro di pochi mesi ha fatto nella crisi di mezza estate Mercatone Uno a Occhiobello (e non solo). Secondo l’ufficio studi della Cgia di Mestre, l’Italia è un paese sempre meno attrattivo per gli investitori internazionali.
Purtroppo, le tante problematiche a cui sono sottoposti quotidianamente i nostri imprenditori hanno innalzato nel tempo una ipotetica barriera d’ingresso che “dirotta” altrove gli interessi degli investitori esteri. E Rovigo non fa eccezione.
Secondo il centro studi di Mestre, tuttavia, il Veneto, tuttavia, è in controtendenza rispetto al dato medio nazionale. Dal 2013 il numero delle aziende coinvolte in situazioni di crisi è in costante diminuzione, così come il numero di occupati che rischiano il posto di lavoro. Se 6 anni fa erano poco più di 42mila addetti, alla fine del 2018 sono scesi a poco meno di 9mila unità. In provincia di Rovigo preoccupano le situazioni del Mercatone Uno (Occhiobello) e la Ecolab del capoluogo rodigino.
D’altronde, con tante tasse, una burocrazia asfissiante, poca certezza del diritto, una giustizia civile lenta e poco efficiente, tempi di pagamento della nostra Pubblica Amministrazione tra i più elevati d’Europa e un deficit infrastrutturale spaventoso, non c’è da meravigliarsi se l’Italia si colloca al penultimo posto nell’Unione Europea per gli Investimenti Diretti Esteri (Ide). Solo la Grecia registra un risultato peggiore dell’Italia.
Nel 2018, secondo la Cgia, questi ultimi ammontavano al 20,5% del Pil, pari a 361,1 miliardi di euro. L’elenco delle principali multinazionali che nel 2019 sono state al centro della cronaca sindacale veneta sono: ArcelorMittal, Auchan, Carrefour, Mercatone Uno, Safilo, Unilever e Wanbao. Tra le grandi aziende venete che sono state o sono ancora interessate da tensioni sindacali segnaliamo la Ecolab (Rovigo), la Elcograf (Verona), la Ferroli (San Bonifacio-Vr), la Sinv Spa (Schio – Vi), la Stefanel (Ponte di Piave – Tv), la Stiga (Castelfranco V.to-Tv) e la Tessitura Monti (Maserada di Piave – Tv).
Secondo i dati di Veneto Lavoro, comunque, nei primi 6 mesi del 2019 le comunicazioni di avvio delle procedure di crisi risultano essere 119; in calo rispetto alle 125 registrate nello stesso periodo del 2018. Il numero di lavoratori potenzialmente coinvolti, invece, è in leggero aumento. Se nel primo semestre di quest’anno la situazione ha interessato 3.553 lavoratori, nello stesso arco temporale del 2018 le unità coinvolte erano 3.245.
Va segnalato che le ore di cassa integrazione ordinaria erogate in Veneto alle aziende in crisi sono scese quest’anno del 16%, la cassa straordinaria, invece, è diminuita del 39% e i licenziamenti collettivi dei lavoratori con un contratto a tempo indeterminato sono crollati del 40%.
Ricordando che il gruppo svedese Ikea è proprietario di un lotto della macroarea di Villamarzana di cui si parla da decenni, senza che sia stata mai posta la prima pietra, la notizia che rinuncia agli investimenti ad Arese e a Verona è emblematico dell’ “avversione culturale che esiste nel Paese nei confronti di chi fa impresa”.
La multinazionale svedese, infatti, ha deciso di rinunciare all’apertura di due nuovi punti vendita da 35-40mila metri quadri ad Arese e Verona. “Pare, stando alle indiscrezioni apparse sulla stampa specializzata, che le motivazioni di questo abbandono siano riconducibili all’incertezza innescata dalla politica, che in più di una circostanza ha ventilato l’ipotesi di non consentire l’apertura domenicale e, in particolar modo per il progetto scaligero, i ritardi e i rinvii accumulati in questi ultimi mesi per l’individuazione dell’area, a seguito dell’elevato numero di adempimenti burocratici ed amministrativi sorti nel frattempo. Insomma, un altro caso in cui la mancanza di certezza legislativa e le lungaggini burocratiche hanno fatto desistere un investitore straniero”, conclude il centro studi veneto.
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