VOCE
SICUREZZA
18.12.2019 - 21:43
Li approccia e poi cerca di derubarli. Uno si è sentito male e ha dovuto persino chiudere
Quando arriva, davvero, sembra che sappia tutto il necessario per qualificarsi come un amico, o quantomeno, un conoscente di amici e colleghi comuni. Del resto, è esattamente da questo che si distinguono i truffatori professionisti: dalla capacità di presentarsi come se sapessero tutto, quando in realtà, sanno quelle poche informazioni che chiunque, pensandoci, potrebbe trovare tra Internet e social, sopperendo ad altre lacune col consumato mestiere del delinquente professionista.
Nella mattinata di ieri, un truffatore avrebbe, secondo le testimonianze, cercato di colpire in almeno sette negozi del centro, sempre nella stessa maniera: si presenta, dice di volere fare provare alcuni profumi, che è stato mandato lì da una persona della quale fa il nome e che, immancabilmente, è un collega ben noto della vittima designata.
Poi, prova a vendere la propria merce o, a seconda dei punti di vista, secondo le testimonianze, a indurre a consegnare somme che l’esercente, se pienamente in sé, non darebbe mai. Per fare questo, utilizza le parole, certo, ma il sospetto è che usi anche qualche sostanza, che abbia il potere di stordire e di ottundere la consapevolezza delle vittime.
E’ l’idea che ha, per esempio, Enrico Pizzardo, noto commerciante di piazza Vittorio Emanuele, creatore del marchio Bulk, appassionato di moda, disegnatore di modelli. Nella tarda mattinata di ieri, dopo l’incursione dello strano individuo, si è sentito male, ha dovuto chiudere il negozio e andare a casa. Si è ripreso unicamente a metà pomeriggio.
A quanto ricostruito, dopo che sul posto sono intervenute anche le forze dell’ordine, si è presentato un ragazzo alto, distinto, con un trolley. Ha detto che voleva fargli provare alcuni profumi, spendendo il nome di una comune amica, che ha avuto il potere di vincere quella che avrebbe potuto essere una naturale ritrosia.
A un certo punto, avrebbe chiesto anche, in mezzo a una marea di chiacchiere che già da sole hanno il potere di confondere l’interlocutore, di potere fare provare un profumo. E’ così che, al secondo spruzzo, Enrico avrebbe cominciato a non sentirsi bene. “Mi sentivo - racconta - come se non dormissi da giorni. Ho pensato che momenti di stanchezza simili possono capitare, ma continuavo a peggiorare. Allora, mi sono ricordato che anche mio padre, che lavorava in banca, mi raccontava di essere stato vittima di una situazione simile e che, alla fine, confuso e spaesato, riuscì a cavarsela mettendo alla porta lo sconosciuto che gli stava proponendo oggetti in vendita”. Enrico ha fatto lo stesso, ed è stata la sua salvezza.
Al suo fianco, si sono immediatamente schierati gli amici commercianti, come Rita Pizzo, presidente dell’associazione di esercenti Centrocittà, e Giulio Pellegrini, referente di Federmoda. Hanno da anni attivato una chat che ha consentito di lanciare l’allarme, ma che già in precedenza aveva consentito di segnalare questo personaggio, scoprendo anche che le persone delle quali faceva il nome nulla sapevano di lui. Nella stessa mattinata, infatti, ci sarebbero stati almeno sette altri tentativi di questo tipo, fortunatamente tutti falliti. sempre ai danni di esercenti del centro, sempre attuati con la medesima tecnica. Dell’accaduto sono state informate le forze dell’ordine, che stanno conducendo le indagini del caso.
“Abbiamo saputo - racconta Pellegrini - che a Schio una negoziante, intontita nella stessa maniera, è stata indotta a versare 300 euro”.
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