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ROVIGO
20.01.2020 - 20:12
Da sveglio, non si azzardava a picchiarla. Faceva il gesto, ma poi fermava il colpo. E le gridava: “Sai perché non ti picchio? Non perché abbia paura di te, ma per tutelare me stesso”. Ovvero: non voglio mettermi nei guai. Durante il sonno, però, era tutta un’altra storia.
Lì, il marito marocchino sotto processo, si sarebbe scatenato, fingendo che i colpi, tremendi, che vibrava, fossero scatti involontari, quasi fosse un sonnambulo che, una volta calata la palpebra, cominciasse a mulinare, senza volerlo, pugni e calci. E guai a chi gli stava vicino. Vale a dire la consorte. La donna, in una occasione, avrebbe ricevuto una ginocchiata nelle reni tanto forte da mozzarle il respiro.
Infine, sarebbe stata costretta a dormire sul pavimento. E’ uno degli episodi che hanno portato la Procura di Rovigo a formulare l’ipotesi di maltrattamenti a carico del marito marocchino, poi portato a processo con giudizio immediato, a seguito di una misura di allontanamento disposta in base alla nuova normativa del Codice rosso, contro la violenza di genere. I fatti sarebbero risalenti all’estate scorsa. La donna, secondo questa ricostruzione dei fatti, sarebbe stata oggetto di continue minacce e umiliazioni.
Contestata anche la violenza sessuale, per veri e propri stupri che l’uomo avrebbe commesso ai suoi danni, obbligando con la forza la consorte a fare sesso anche quando lei non avrebbe voluto. La prima udienza del processo ha però visto la difesa, affidata agli avvocati Paolo Guidorzi e Sebastiano Casolino, del foro di Rovigo, ottenere una vittoria importante: hanno eccepito che all’imputato non è mai stato consentito di sottoporsi all’interrogatorio di garanzia, dopo la misura cautelare, con un interprete. Il procedimento con Codice rosso, insomma, è stato tanto veloce che qualcosa si sarebbe perso per strada. Il fascicolo è quindi tornato alla Procura, per colmare questa lacuna e, quindi, esercitare l’azione penale di nuovo.
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