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il caso

Da Rovigo alla città dell’epidemia

Le mummie polesane erano state nel capoluogo cinese. Matteo Crosera: “Sarei dovuto partire il mese prossimo, ora vedremo. Laggiù paura e diffidenza”

Da Rovigo alla città dell’epidemia

Matteo Crosera: “Sarei dovuto partire il mese prossimo, ora vedremo. Laggiù paura e diffidenza”

Le mummie “polesane” Meryt e Baby sono state nella città cinese da dove si sta diffondendo il virus che terrorizza mezzo mondo. Le due “polesane” sono le mummie protagoniste di una fortunata mostra a palazzo Roncale e che fino a qualche mese fa sono state in esposizione ad una mostra organizzata nella città di Wuhan. Un allestimento all’Hubei Provincial Museum della città cinese, da giorni al centro della cronaca per il coronavirus, la cosiddetta polmonite cinese, o Sars 2, che si è scoperto essere trasmissibile anche da uomo a uomo. Un contagio che sta allarmando il modo, sconvolgendo viaggi organizzazione negli aeroporti con misure di sicurezza da pandemia.

La mostra delle due mummie, patrimonio della collezione egizia dell’Accademia dei Concordi, risale al periodo 2018-2019, all’organizzazione aveva contribuito anche Matteo Crosera, che lavora per una società che organizza mostre e che collabora spesso anche con la fondazione Cariparo. “Andai anche io a Wuhan - racconta - sia per l’inaugurazione della mostra, nel settembre 2018, sia alla chiusura nel 2019. In questi giorni ho sentito i ragazzi del museo, con i quali ho collaboratori, ed effettivamente mi hanno confermato che la tensione sta salendo. Che c’è molta attenzione”. Un’attenzione che in molti casi si è già trasformata in paura e panico, dato che la gente fatica ad uscire di sera “E’ vero - conferma Crosera - i nostri conoscenti hanno spiegato che là si gira con le mascherine, si esce di meno di casa, tutti si lavano costantemente le mani. Insomma c’è paura, anche se molti sottolineano come il contagio si stia tentando di circoscriverlo al massimo. A rischio sono soprattutto le persone che abitano vicino al mercato, da dove si è diffuso il virus, o che hanno a che fare con chi lo frequenta”.

Crosera, che lavora a Padova, dice che “il mese prossimo dovrei partire per la Cina per organizzare un’altra mostra. Vedremo come evolverà la situazione, certo che tutti questi nuovi controlli negli scali e gli allarmi continuamente lanciati non fanno dormire sonni tranquilli”. Tra alcuni mesi, inoltre Crosera avrebbe in agenda anche un viaggio, sempre per motivi legati a mostre e rassegne proprio a Wuhan, la città del virus: “Onestamente se dovessi partire la prossima settimana qualche dubbio ce l’avrei, probabilmente, anzi, quel viaggio verrebbe rimandato, anche perché mi pare che attorno alla città si stia davvero allargando una sorta di cordone sanitario. Da qualche anno la Cina si è molto aperta all’occidente anche dal punto di vista della cultura e dell’organizzazione di mostre. Quella legata alle mummie dell’Accademia dei Concordi ottenne grande risposta da parte del pubblico”. Ora questo interesse e questo rapporto e interscambio culturale potrebbe registrare un sensibile rallentamento.

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