VOCE
POLIZIA
01.02.2020 - 20:06
Arriveranno a breve anche in questura a Rovigo e ai comandi dei carabinieri. Sono i taser, per dirla all'americana, o le pistole elettriche, per dirla all'italiana. Strumenti che vogliono essere in primo luogo di dissuasione, per risolvere quelle situazioni difficili, per chi lavora quotidianamente su strada, per evitare lo scontro fisico diretto, con conseguente rischio di fare e farsi male, ma anche per non arrivare all'utilizzo della pistola vera e propria.
La forma è simile a quella di una pistola, di colore giallo, per massimizzarne la visibilità - e quindi il potere di dissuasione - anche in condizioni di luce precarie, mentre il funzionamento prevede che vengano sparati due dardi che, una volta raggiunto il bersaglio, liberino una scossa elettrica sufficiente a rendere inoffensivo il soggetto preso di mira.
I taser saranno consegnati unicamente al poliziotti in servizio esterno di controllo del territorio e, nella fase iniziale, dovrebbe arrivare un dispositivo per turno, nella migliore delle ipotesi uno per equipaggio. Si tratterà di dotazioni di reparto, non individuali. Diverse, ossia, dalle pistole, assegnate a ogni poliziotto, che deve risponderne e custodirle come da indicazioni. I taser, a fine turno, saranno riconsegnati.
Dopo la fine del periodo di sperimentazione, condotta nelle maggiori città italiane, ora i taser si apprestano a divenire operativi anche in tutte le altre questure. A esprimere soddisfazione è il segretario provinciale e regionale del Sap, Sindacato autonomo di polizia, Fabio Ballestriero. "Non possiamo che approvare l'introduzione del taser - spiega - Ma dobbiamo purtroppo rilevare come questa giunga a circa quattro anni di distanza dalla nostra prima proposta. Un lasso di tempo davvero troppo lungo, soprattutto a fronte di dinamiche criminali e operative che hanno evoluzioni molto più celeri".
Per il resto, ad avviso del Sap la prova sul campo ha fornito risultati assolutamente convincenti. "Serviva - prosegue Ballestriero - un punto di equilibrio tra l'utilizzo dello sfollagente e quello della pistola. Tra l'altro, nel 90% dei casi in cui l'operatore ha estratto il taser, non è stato necessario utilizzarlo. Il dispositivo, infatti, consente di emettere una cosiddetta 'scarica di avvertimento' che non raggiunge il soggetto, ma è ben visibile e udibile e quasi sempre consiglia di cessare il comportamento aggressivo verso l'operatore di polizia".
In ogni caso, prima di uscire con il taser, i poliziotti destinati a portarlo dovranno essere appositamente formati. E' stata anche predisposta una severa procedura di ingaggio, che prevede, che prima di, eventualmente, utilizzarlo, l'operatore di polizia mostri il taser, fornisca ripetuti avvertimenti, emetta la "scarica" di avvertimento. "In effetti - prosegue Ballestriero - la procedura ci pare molto farraginosa e, in alcuni casi, difficile da adattare alla realtà operativa. Per esempio, si impone al poliziotto di verificare sempre se, sulla scena dell'intervento, ci siano oggetti contro i quali la persona colpita da taser potrebbe, nel corso della caduta, sbattere. Non sempre questo appare possibile".
In ogni caso, secondo il Sap, comunque un importante passo avanti. "Ma non deve restare isolato - chiude Ballestriero - servirebbero anche altri dispositivi che tutelino, legalmente, le forze dell'ordine, come le telecamere individuali, ma anche leggi che puniscano davvero chi aggredisce o manca di rispetto al personale in divisa. E, infine, un sistema giudiziario che dia certezza della pena, altrimenti il nostro lavoro sarà sempre una lunga rincorsa, fatta in affanno".
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