VOCE
Teatro Sociale
05.02.2020 - 20:19
Marco Paolini, Ulisse e la demitizzazione del mito. Uno spettacolo a tuttotondo quello portato in scena al Sociale, martedì sera, dal popolare attore veneto. In “Nel tempo degli dei, il calzolaio di Ulisse” ci sono i miti greci, Iliade e Odissea, c’è il tentativo di evidenziare la prospettiva umana di una narrativa troppo spesso e relegata all’epica, ci sono musiche, abilità recitative e una regia, di Gabriele Vacis, eccellente nell’amalgamare il tutto con soluzioni varie e sorprendenti.
Paolini, ora l’Ulisse che raccontala sua Odissea, ora il calzolaio che ne prende le distanze, è il perno attorno a cui ruota lo spettacolo. Entra in scena con un remo in spalla, non per solcare mari in tempesta, ma per percorrere sentieri dolomitici (il suo essere veneto spunta sempre, anche in numerosi frasi e battute dialettali) che portano all’Olimpo, dimora degli dei. Lo spunto iniziale per rievocare le vicende della guerra di Troia e poi la successiva odissea di Ulisse, l’approdo ad Itaca per scacciare i proci. Paolini, rispondendo alle sollecitazioni (tutto si paga, anche il racconto, con compenso-capre) del pastore-Lorenzo Monguzzi, rievoca, con incedere indolente e solenne allo stesso tempo, l’epopea della guerra di troia. Sottolineando i massacri, gli inganni, la violenza. Alle sue spalle un coro (come i cori delle tragedie greche) a fare da controcanto, suonando dal vivo con chitarra, contrabbasso e violino, brani pop-rock e ballate, e musiche etniche, impreziosite dalla voce cristallina, potente e arabeggiante di Saba Anglana.
Quello di Paolini (il testo scritto da lui stesso e Francesco Niccolini) è teatro in tutte le sue declinazioni. Una demitizzazione (con qualche appesantimento solo nel finale) che emerge nella frase la conclusiva dello spettacolo: “Contro gli dei dovremmo fare ecatombe”. Gli applausi a scena aperta del pubblico del Sociale hanno chiuso la serata. Sul palco Marco Paolini con Saba Anglana, Elisabetta Bosio, Vittorio Cerroni, Lorenzo Monguzzi, Elia Tapognani. Paolini, dopo lo spettacolo ha rimarcato il piacere di “recitare in un bellissimo teatro come quello di Rovigo”. “Uno spettacolo del genere non ha bisogno di risposte, ognuno lo può interpretare guardandolo e trarre le proprie conclusioni”. Nessuna spiegazione alla domanda (in genere i giornalisti questo fanno) sul perché della scelta di portare il mito di Ulisse sulla scena, né sul suo prossimo lavoro (“non parlerà di eroi o miti”).
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