VOCE
LO SPECIALISTA
26.02.2020 - 22:07
“Non banalizziamo il virus come una semplice influenza, ha un tasso di mortalità più alto”
"Non si può banalizzare il coronavirus come fosse una semplice influenza: il suo tasso di mortalità è molto più elevato". Lo dice Michele Franchi, medico polesano specialista in igiene, medicina preventiva e sanità pubblica.
“Influenza e Coronavirus sono due malattie differenti - riprende Franchi - si è detto in maniera un po’ superficiale, banalizzando, come fosse una sorta di influenza, ma è diverso. Il tasso di mortalità del Coronavirus si attesta tra il 2 e il 5%, e se si dovesse diffondere come una epidemia la popolazione, specialmente quella anziana e immunodepressa, correrebbe forti rischi. E visto che siamo una provincia vecchia, non possiamo mettere a rischio i nostri anziani”.
Franchi spiega come i tempi per produrre un vaccino siano molto lunghi. “E’ molto difficile prevedere quanto tempo ci vorrà - le sue parole - da alcuni mesi a un anno perché si deve verificare l’efficacia e la sicurezza dei preparati. Sono fasi irrinunciabili nello sviluppo di un vaccino che, anche in questa situazione, si devono rispettare”.
Sulle misure prese da parte dello Stato, Franchi è perplesso per le tempistiche. “La chiusura dei confini era necessaria, soprattutto nei confronti delle aree colpite - le spiega - sia che fosse al principio la Cina, che adesso nei focolai trovati in Italia. Devo dire che l’Europa ha sottovalutato questa infezione permettendo lo sbarco di voli diretti e indiretti dalla Cina. Queste sono le conseguenze delle scelte non sufficientemente prudenziali messe in atto mesi fa. Serviva una cabina di regia europea che non c’è stata, per questo, con le dovute proporzioni, vediamo nei nostri paesi la stessa situazione della Cina. Qualunque misura precauzionale nei confronti di chi viene da zone a rischio è comprensibile”.
Il fatto che, fino alla mattina di ieri non ci fosse alcun caso conclamato a Rovigo secondo lo specialista in igiene polesano fa pensare che fino a sette giorni fa in Polesine non circolasse il virus. “I casi gravi che arrivano all’attenzione clinica sono il risultato di almeno una decina di casi asintomatici presenti nella zona - la riflessione di Franchi - se in Polesine e nel Ferrarese non ci sono stati casi di positività riscontrati, significa che non è circolato. Bisogna però aspettare la settimana prossima, e per essere più tranquilli almeno due settimane dalla fase di contenimento per avere più certezza”.
Anche perché un po’ di febbre, vista la stagione, può venire un po’ a tutti. “Se si hanno febbre e sintomi influenzali si deve tenere in considerazione che ci sono 500mila casi di influenza e 350 casi di coronavirus attualmente - spiega - per questo è necessario soppesare con intelligenza la reale probabilità di aver contratto il coronavirus. Solo se si ha avuto contatto con persone o zone a rischio è consigliato fare approfondimenti”.
L’ultimo problema, che però è tra i più sottovalutati in questi momenti, è quello legato all’economia, che sta soffrendo in modo pesante questa emergenza sanitaria. “Si deve partire dal presupposto che queste misure prese erano e sono necessarie - conclude Franchi - se il sistema sanitario regionale ha 700 posti letto di terapia intensiva e in Veneto ci sono 5 milioni di abitanti, se si diffondesse su tutto il territorio regionale vista la sua facilità di contagiare, provate a fare i conti sulla sproporzione dei casi rispetto ai posti letto dove curarli. In questo senso il lato economico passa in secondo piano”.
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