VOCE
IL PERSONAGGIO
29.02.2020 - 20:28
Aletti ed. ha pubblicato la raccolta: “Siamo solo fantasmi in un mondo pieno di specchi”
Leonardo Bologna, giovane rodigino di 25 anni, scrive poesie sin dall’adolescenza grazie alla passione trasmessa dalla sua famiglia, solo recentemente ha deciso di mettersi in discussione e scendere in campo, pubblicando, nel 2019, la sua prima raccolta letteraria dal titolo “Siamo solo fantasmi in un mondo pieno di specchi” che ha registrato un successo considerevole.
L’Aletti Editore, infatti, che ha pubblicato il libro, definisce quest’opera “un labirinto di riflessioni e considerazioni sull’esistenza umana e sui problemi che caratterizzano la società e il mondo stesso”. Leonardo, nato ad Adria nel 1994 vive a Rovigo. Dopo essersi diplomato al Cipriani di Adria, si è laureato in Lingue e Letterature moderne alla facoltà degli studi di Ferrara.
Bologna, nonostante la giovane età vanta un curriculum di tutto rispetto infatti viene annoverato nell’enciclopedia dei poeti contemporanei, è stato ex vicepresidente nonché fondatore della Dante Alighieri sezione giovani di Rovigo, è coordinatore regionale dell’associazione Meta, istruttore di scacchi, è stato inserito nel team Capitale Umano Italiano e membro del direttivo del Forum dei Giovani di Rovigo.
Cos’è per te la poesia?
“Un vero e proprio inno alla vita che suscita nell’essere umano differenti emozioni, un luogo dove potersi fermare in un mondo che non smette mai di far rumore. Non vi è gioia più grande nel regalare attraverso la scrittura sensazioni in un mondo che sempre più, si cela dietro all’indifferenza”.
Qual è il significato di questo titolo così particolare?
“Ho intitolato così la raccolta per evidenziare il continuo e costante paradosso che affligge la società moderna. Una società disgregata da molteplici fattori che come una malattia invisibile lacerano e consumano sempre più quelli che dovrebbero essere valori indelebili dell’animo umano ovvero l’amore per la vita e soprattutto la realizzazione dei propri sogni. La realtà ha influenzato quasi totalmente l’opera stessa, gioia e dolore, vita e morte si fondono in un magico e dannato paesaggio chiamato vita”.
Cosa rappresenta per te la scrittura?
“Principalmente la scrittura è per me inno alla vita, miglior medicina ed al contempo il più letale dei veleni. Un dono che suscita nell’essere umano differenti emozioni, un luogo dove potersi fermare in un mondo che non smette mai di fare rumore. Non vi è gioia più grande nel regalare, attraverso la stessa, sensazioni in un mondo che sempre più si cela dietro l’indifferenza. Con questo libro ho voluto custodire in modo indelebile ciò che l’uomo ha di più prezioso: i ricordi”.
L’opera è ricca di ricordi personali, quali sono stati i più cari per te?
“Indubbiamente l’opera contiene felici ricordi che sempre porterò gelosamente dentro me e come fantasmi, non smetteranno mai di seguirmi. Chiudendo gli occhi posso ancora percepirne il profumo, l’essenza depositata nel “cassetto” della mia mente. Come potrei, ad esempio, dimenticare lo scoppiettio delle braci che trasmetteva felicità nella notte di natale, l’abbraccio di nonna ed il suo sorriso, l’azzurro infinito del cielo del Delta del Po? Sostengo infatti, che i ricordi siano vere e proprie armi a doppio taglio; capaci di far sorridere o piangere al solo riviverli”.
A quali autori ti ispiri maggiormente?
“Personalmente ritengo di vitale importanza l’influenza di autori i quali ad esempio Giacomo Leopardi con il suo romanticismo e secondariamente Charles Baudelaire. Non posso però non citare l’autore cui dedicai studi e ricerche durante lo svolgimento della tesi: ‘L’antico rettore di Salamanca’ Miguel de Unamuno con fame d’immortalità e anche l’ermetismo di Eugenio Montale cui stile tanto complesso quanto interessante ha suscitato in me diverse emozioni”.
Sei anche un appassionato di musica oltre che di poesia?
“La musica per me è una grandissima fonte di ispirazione perché permette di abbattere i confini psicologici e umani. Uno dei prossimi progetti che ho in cantiere è la pubblicazione di un album rap che di distacca dal romanticismo poetico rivelando uno dei lati più crudi e nascosti della società”.
Preferisci la carta stampata o i più moderni e-book?
“Personalmente credo che le percezioni sensoriali che derivano dalla lettura di un libro cartaceo possono dare assuefazione essendo uniche nel suo genere. Ogni libro stampato ha un proprio odore, odora di storie vissute o sognate, di lacrime e sorrisi, di gioia e dolore senza poi dimenticare la consistenza immortale ed eterna fra le dita. Il fruscio delle pagine scandisce il ritmo con cui divoriamo una facciata dopo l’altra, immergendo la mente all’interno di un oceano ricco di cose nuove”.
Da quanto tempo scrivi?
“Ci sono giorni in cui trovo molto difficile mettere un ordine alle mie idee. Ed il fatto che mi piaccia scrivere è correlato a questa difficoltà. Scrivo all’incirca da quando ho undici anni”.
Hai in mente di pubblicare un altro libro?
“Assolutamente sì, in un futuro prossimo spero vivamente di poter comporre un ulteriore raccolta letteraria anche se, francamente parlando, sto attendendo con ansia, giorno per giorno, stimoli ed emozioni atti al raggiungimento di una nuova ispirazione sulla quale prendere il volo per poter nuovamente liberare le ali della fantasia poetica. Ad ogni modo, darò il massimo cercando di avvolgere il lettore all’interno di una soffice coperta costituita da ‘nebbiose certezze’”.
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