VOCE
SETTORE ITTICO
29.02.2020 - 18:36
Volano gli stracci tra i pescatori. A scatenare quella che si profila come una vera e propria frattura tra gli operatori del settore ittico, quella che - per alcuni - è un vero e proprio “tradimento”. Alcuni pescatori, infatti, avrebbero disertato unilateralmente lo sciopero della pesca alle vongole.
“Alcuni che, nella seduta del 22 febbraio, si erano dimostrati favorevoli, hanno poi tradito la linea comune al solo scopo di far prevaricare i propri interessi personali a discapito di tutte di tutti i colleghi offendendo con le proprie azioni (andando a raccogliere poco più di 20 chili di pescato a testa) la dignità della maggior parte degli stessi”, accusano i pescatori.
Non c’è pace, insomma, nel mondo dell’acquacoltura. Il problema riguarda la pesca nel Po di Levante: nel bando scaduto a metà febbraio, la Regione ha accolto parzialmente le richieste dei pescatori. “I pochi fortunati estratti a sorte per poter pescare - spiegavano gli stessi operatori del settore ittico, nell’ormai famosa riunione di sabato scorso hanno possibilità di raccolta molto ridotte: parliamo infatti di quattro ceste dal 25 chili l’una”. Ma la possibilità di pesca è ristretta anche nel tempo: “Solo quattro giornate e mezza di uscita, da sabato, infatti - spiegano i pescatori - si inizieranno gli scavi per l’uscita a mare delle navi”. Abbastanza per decidere di non utilizzare il permesso, per protesta.
Ma non tutti si sono attenuti a questo sciopero. E ora, i colleghi vanno all’attacco di chi è sceso lo stesso a pesca nonostante l’accordo unanime. “Per di più - dicono - venerdì la Regione, con una Pec, ci ha informato di una proroga di pesca per un’altra settimana, alla faccia della trasparenza e della collaborazione”. Ma c’è chi - dicono - “ha violato l’accordo chiedendo la proroga del permesso di pesca, disinteressandosi di interpellare le amministrazioni locali e quei pescatori che pur a malincuore avevano deciso di rifiutare le uscite di raccolta di cui al permesso regionale”.
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