VOCE
A Rovigo
15.03.2020 - 21:26
Nella trincea degli edicolanti. Città deserta. In una domenica di sole primaverile Rovigo si scopre ancora più ostaggio dell’emergenza coronavirus. Poche persone in giro, bar e pasticcerie, che poco prima di mezzogiorno, e con una giornata di sole, sarebbero affollatissime, sono senza vita. Saracinesche abbassate ovunque. Chi cammina lungo il Corso o nelle piazze principali, si ritrova di colpo catapultato in un quadro di De Chirico, spazi vuoti, urbanizzazione silente. Rimbomba perfino il tubare dei colombi, l’urlo disperato di qualche corvo in lontananza, come se ci si trovasse in un non luogo. Eppure la città vive, ci sono tabacchini aperti, che prestano servizio per sparute figure con la mascherina.
E poi le edicole, presidio del territorio, di cui troppo spesso se ne accantona l’importanza. E gli edicolanti, come ultimi soldati in trincea, continuano la loro battaglia. “I clienti non sono molti - spiega l’edicolante di vicolo San Rocco - ma noi resistiamo. Anche perché chi viene ad acquistare il giornale merita il servizio. Vengono magari con la mascherina, uno alla volta e senza fermarsi a scambiare chiacchiere, però ci sono”. “Noi resistiamo - fa eco l’edicolante davanti alle Poste centrali - non possiamo fermarci. Gli articoli per ragazzi sono fermi, ma il quotidiano è un bene irrinunciabile per molti. Le persone vengono per quello, e noi restiamo in trincea”.
Ieri mattina anche qualche negozio di alimentari ha aperto al pubblico, come la rivendita di delizie ferraresi e locali in via Maddalena, fra le due piazze: “Certo il passaggio di gente è drasticamente ridotto rispetto alle altre domeniche, i clienti vengono solo per acquistare pane, pasta o dolci e poi vanno. Senza troppa conversazione, senza giri per negozi o caffè. Ma il servizio noi lo garantiamo”. Analogo discorso dal tabacchino in piazza Garibaldi, sempre aperto, nonostante tutto.
In centro qualche persona in bici, quotidiano in mano, scambia quattro chiacchiere a metri di distanza con gli amici. Ma già poco dopo mezzogiorno il centro si riempie di solitudine.
Al centro commerciale La Fattoria i lunghi corridoi sono deserti, quasi spettrali. Aperti solo il supermercato e l’edicola-ricevitoria, unico sprazzo di vita in un gigante addormentato. “Noi ci siamo - dice il gestore Enrico - qualche giornale, qualche ricarica telefonica, c’è poca gente in giro. Quasi tutti con mascherina, ed anche noi la usiamo. Teniamo duro, restiamo aperti perché è giusto così. E i clienti lo sanno”.
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