VOCE
RUGBY
27.03.2020 - 17:56
Non è facile rinunciare a un sogno, soprattutto nel momento in cui lo stai quasi per realizzare. Un obiettivo che ti eri posto da anni, per cui ogni giorno ti sei impegnato, hai lottato, anche con grandi sacrifici. Che piano piano ti stavano ripagando, facendo volgere le circostanze nel modo giusto. Poi, però, l’inimmaginabile: un virus devastante che ha obbligato tutti a rinunciare ai propri sogni, grandi o piccoli che fossero.
Lo sa bene Umberto Casellato, allenatore della Rugby Rovigo, che all’indomani della decisione Fir di sospendere il campionato commenta con amarezza questa decisione: “Non ho dormito tutta la notte e probabilmente non dormirò nemmeno le prossime notti - spiega con il cuore pieno di emozione - stavo lavorando a questo progetto con tutto lo staff e i giocatori da due anni, sembrava che tutto si fosse incastrato per il meglio: stavamo raggiungendo tutti i nostri obiettivi con grande impegno, stavamo vincendo nel modo giusto, il gruppo che si era creato era quello giusto... Si fa fatica ad accettare a cuor leggero quello che è successo, anche se sì, le situazioni realmente gravi sono altre e siamo comunque molto fortunati a stare tutti bene. Abbiamo messo molto di noi in questa squadra e in campo si vedeva. Sono lieto per il pubblico, che ringrazio di cuore, che almeno abbiamo potuto regalare la gioia di vincere la Coppa Italia in casa, unico trofeo di quest’annata. Ringrazio ovviamente tutti, giocatori, staff e dirigenza per quanto fatto”.
E l'anno prossimo che succederà? “Non posso rispondere ora dipende da troppe variabili - spiega il coach rossoblù - certo se ci sono tutte le premesse e il presidente Zambelli conferma la sua presenza e la nostra sarei onorato di poter combattere ancora per il mio obiettivo, quello di vincere lo scudetto a Rovigo”.
Quindi sul campionato cancellato: “Io avrei preferito aspettare ancora un po’, almeno Pasqua, per vedere l’evolversi della situazione. Mi sembra si siano voluti accelerare i tempi per scelte politiche: abbiamo aspettato metà ottobre per far iniziare il campionato a causa dei mondiali in Giappone, potevamo attendere ancora o provare altre soluzioni. Ad esempio giocare a giugno e luglio, magari avremmo scoperto che era meglio che giocare a dicembre”.
“Molte squadre hanno voluto sospendere il tutto perché non avrebbero potuto permettersi si sostenere gli stipendi per altri due mesi. Mi spiace però che le squadre ai vertici della classifica, escluso il Calvisano per ovvie ragioni, non siano state minimamente interpellate su questa decisione, considerando i grossi investimenti che compiono ogni anno”, conclude.
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