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Quel sabato con Gianni Morandi

Così ricorda quella serata: “Allora eravamo giovani, ricevetti molto affetto da Bottrighe”

Quel sabato con Gianni Morandi

Così ricorda quella serata: “Allora eravamo giovani, ricevetti molto affetto da Bottrighe”

“Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte” è la canzone che ha trasformato un cantante in un mito: Gianni Morandi.

Correva l’anno 1962, il ragazzo di Monghidoro sta muovendo i primi passi nel mondo della musica: quel “Fatti mandare…” è il suo primo singolo e come tutti i primi amori non si scorda mai.

Soprattutto non lo scordano i milioni di ragazze che su quelle note hanno dato e ricevuto il primo bacio in quegli anni mitici quando il mondo sembrava andare “A cento all’ora”, un’altra sua canzone di quegli anni.

Nel novembre del 1965, un sabato sera, un 21enne Morandi approda a Bottrighe e quelle note fanno tremare le pareti del teatro Italia di via Vittorio Veneto, punto di riferimento della gioventù di allora. Sono passati 55 anni ma quell’evento è rimasto un timbro incancellabile nella memoria di quanti vi hanno partecipato.

Lo stesso Morandi non ha mai dimenticato quella serata, perché 30 anni dopo l’ha ricordata così: “Ricevetti molto affetto a Bottrighe”. Il ragazzo di Monghidoro è rimasto se stesso, nonostante lo straordinario successo che ne fanno uno dei personaggi più amati non sono dal punto di vista artistico, ma per la carica umana che sa trasmettere, soprattutto per la semplicità e la spontaneità che lo rendono credibile.

Tra le ragazze di quel sabato sera c’era Paola Maddalena, cugina dell’eroico aviatore Umberto, da molti anni risiede a Grugliasco, città della cintura torinese, due o tre volte all’anno torna nella sua casa natale.

“Ho un ricordo bellissimo di quella serata - racconta rivivendo le emozioni dei quei momenti - Il teatro era strapieno, Gianni Morandi si è esibito per oltre un’ora presentando tante canzoni, la più nota in quei tempi ‘Fatti mandare dalla mamma’, poi si è intrattenuto per le foto ricordo con il pubblico. Io ne conservo due insieme a lui”.

Paola ha avuto la fortuna di incontrare Morandi altre due volte: la prima 33 anni dopo. E svela un segreto.

“Per ben due volte l’ho rincontrato qui in Piemonte - ricorda - nel 1998 nella piazza degli spettacoli del centro commerciale Le Gru per presentare un suo disco: sono riuscita ad avvicinarmi con una foto. Nel 2008, quindi altri dieci anni dopo, è venuto al palatenda di Torino per un concerto, non potevo mancare. Anche in quella occasione sono riuscita ad avvicinarlo mostrandogli le foto di quella serata. Subito si è ricordato di quel concerto e mi ha guardato sorpreso e felice di rivivere quei ricordi”.

Ed ecco quelle parole che hanno lasciato Paola senza parole: “Eravamo molto giovani – le dice Morandi - ricevetti molto affetto a Bottrighe”.

E mentre parlava ha fatto l’autografo nel retro di entrambe le foto.

Quell’anno, il 1965, a Bottrighe si è esita anche un ventenne Rita Pavone, non ancora una star, ma si stava imponendo come l’idolo di ragazzine e ragazzini in quel programma televisivo “Il giornalino di Gian Burrasca” che avrebbe influenzato intere generazioni.

Sono stati anni indimenticabili: tra il 1965 e ’66 Bottrighe ha visto arrivare Betty Curtis, Donatella Moretti, Giorgione, Narciso Parigi e Vittoria Mongardi. “Il teatro Italia – sottolinea Paola Maddalena - oltre al cinema e alle serate danzanti, celebri e indimenticabili, ha ospitato grandi nomi della musica di allora. Tra gli ultimi, negli anni Sessanta, restano indimenticabili quelli dei Delfini, dei Corvi, delle Tenebre, e di Cristian. Ma qui sono passati anche Don Bachi, Lola Falana, Claudio Villa, Gino Latilla, Nilla Pizzi e per il liscio, più volte, l’orchestra Sacchi, allora tra le più note in Italia e all’estero”.

A rispolverare questi ricordi è stato Roberto Marangoni approfittando delle tante ore chiuso in casa che diventano l’occasione per fare un po’ di ordine anche nelle cose della vita che scivola via.

Sarà un caso, o forse no, ma Marangoni è presidente di quel sodalizio Bontemponi&Simpatica compagnia, che ha iniziato la propria avventura artistica proprio in quel 1965, destinato a fare lunga strada e a mietere successi in giro per l’Italia. E in tempi di Coronavirus, tutti “prigionieri” nelle proprie case, quelle foto aiutano a riscoprire il senso della comunità, il piacere della festa, il valore dell’amicizia: quelle cose che oggi mancano a tutti. E nell’attuale privazione fanno sentire a tutti quanto siano importanti.

Il mondo di mezzo secolo fa e oltre non è più quello di oggi, ma quei valori sono sempre validi, anche se espressi in forme diversi.

“Sono questi valori – sottolinea Marangoni - che stanno alla base delle tradizioni che i Bontemponi portano avanti non tanto sul filo della nostalgia, ma per esaltare un patrimonio di umanità spesso sottovalutato e messo da parte di cui oggi sentiamo profondamente la necessità, sentiamo che è il pane quotidiano che ci manca”.

Senza dimenticare che il gruppo è testimonial della Fidas per promuovere il valore della donazione, inoltre il ricavato delle loro esibizioni va alla ricerca contro le malattie genetiche, oltre a iniziative di solidarietà per il paese.

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