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IL PROGETTO

Maschere da sub... anti-Covid. L'idea di un rodigino

I dispositivi sono realizzati con stampanti 3D e pensati per medici e operatori sanitari

Maschere da sub... anti-Covid. L'idea di un rodigino

I dispositivi sono realizzati con stampanti 3D e pensati per medici e operatori sanitari

Riadattare maschere da snorkeling in maschere protettive per medici e operatori sanitari. Questa è l’idea venuta a Claudio Pavan, ingegnere quarantenne di origine rodigina ma trapiantato da alcuni anni a Cento nel ferrarese, titolare di Solid Energy, realtà che si occupa di stampa 3D a Bentivoglio, in provincia di Bologna.

Ma non è finita qui: infatti i dispositivi, dotati di filtri P3, potrebbero anche essere collegati ai respiratori artificiali diventando quindi un dispositivo da far usare anche ai pazienti in terapia intensiva. Il progetto ha subito fatto il giro del web ed è stato ripreso anche dalla trasmissione televisiva “Striscia la Notizia”, inoltre per la produzione hanno collaborato anche marchi importanti come Ferrari e Aeronautica Militare.

Il progetto è completamente senza scopo di lucro e alcuni prototipi sono già stati recapitati a ospedali e associazioni di volontariato.

Claudio Pavan, di cosa si occupa la sua azienda?

“La mia azienda si occupa di stampa 3D in digitale e tutto quello che è ad essa collegato. Operiamo nella cosiddetta rivoluzione 4.0 ossia l’insieme dei metodi produttivi e di progettazione innovativi e d’avanguardia”.

Come le è venuta l’idea di iniziare a stampare pezzi per trasformare le maschere da sub in dispositivi di protezione?

“L’azienda bresciana Isinnova aveva avuto l’idea iniziale ma i loro dispositivi, che erano già stati distribuiti ad alcuni ospedali, andavano adattati a tubi e filtri che sono diversi per ogni struttura in base al macchinario utilizzato. Per questo motivo siamo stati contattati dall’ospedale di Sassuolo che ci ha chiesto di stampare in 3D i pezzi che andavano adattati rispetto al progetto standard. Nel momento in cui abbiamo iniziato a progettarli ci siamo resi conti che andavano fatte delle modifiche per migliorarli e così l’ospedale di Sassuolo è stato il primo ad aver provato le maschere collegate direttamente al respiratore artificiale mentre quelle bresciane venivano collegate solo al tubo dell’ossigeno. In seguito abbiamo pensato anche di aggiungere dei filtri P3, reperibili in commercio, rendendo le maschere utili anche agli operatori sanitari”.

Come procedono produzione e distribuzione?

“Il vantaggio della stampa 3D è che dalla progettazione alla realizzazione passano appena 24 ore e potremmo produrre benissimo anche 500 pezzi al giorno. Stiamo inoltre cercando di coinvolgere anche altre ditte operanti nel nostro settore per fare una rete solidale. Aziende del calibro di Ferrari e Aeronautica Militare hanno iniziato a collaborare con noi per la produzione. Mentre per quanto riguarda la distribuzione oltre ad alcuni ospedali abbiamo anche rifornito la Protezione civile a altre associazioni di volontariato”.

Come vede l’attuale situazione economica dell’Italia?

“Mi dispiace soprattutto per le piccole e medie imprese che stanno soffrendo sulla loro pelle i danni economici causati da questa crisi. Nel mio caso, in realtà, mi ritengo molto fortunato perché sono stato in grado di convertire la mia azienda in produzioni utili per combattere il virus. Inoltre operando nel settore della ricerca e dell’avanguardia non ho risentito troppo della crisi avendo comunque diversi progetti su cui lavorare”.

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