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LA RIPRESA DEI LOCALI

Sforzi enormi per resistere

Tanti hanno rivoluzionato il modo di lavorare. “Ma così non durerà molto”Franchin chiuso: “Costi alti, non vale la pena”. Al Comune: “Meno tasse e più decoro”

“La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura”. Lo scriveva Albert Einstein negli anni della Grande Depressione del 1929 e a giudicare dalla tenacia mista a disperazione con cui i ristoratori rodigini stanno risollevando la testa dalla chiusura totale, non c’è sintesi migliore di quella del grande fisico.

C’è chi in tempi record si è attrezzato per il delivery, chi ha approfittato della fessura aperta per il take away, per riaccendere le insegne. Ma per tutti i gestori di locali, il calo di fatturato è stato un massacro e non sarà facile risalire la china.

“Si sta arrancando - non fa mistero Matteo Paio di Non solo Pizza, in piazza Garibaldi - C’è paura e confusione. Da noi c’era sempre fila, adesso chiamano e allunghiamo i sacchettini e vanno via. Abbiamo avuto un calo del 60% del fatturato. Viviamo alla giornata”.

Nei giorni scorsi, dopo settimane di lockdown l’hostaria Zestea ha aperto per il take away, fa anche lo spritz da asporto e le famose “magie” hanno subito trovato uno spazio tra i clienti affezionati. “Ci hanno detto che mancavamo e questo riscalda il cuore - dice Chiara, anima del locale insieme al marito Andrea - Non è certo una svolta ma psicologicamente aprire il negozio serve a noi. Il take away non è redditizio”. Il futuro è pieno di incertezze: “Non sappiamo se sarà necessario il plexiglass, quante persone potranno star sedute ai nostri tavoli. Se mi fanno lavorare con meno clienti io lavoro, ma a un certo punto dovrò chiudere, perché i ricavi saranno inferiori ai costi”.

L’apertura dei plateatici può essere un sollievo? “A noi non cambia molto, se invece il Comune restituisse i soldi dall’estivo non utilizzato, uno sconto Tari per due mesi di rifiuti che non abbiamo prodotto, meno burocrazia per gli eventi da organizzare, parcheggi gratuiti il sabato e fiori per abbellire il centro, sarebbe più utile. Molte famiglie non potranno andare in vacanze, ecco che la città dovrà essere più accogliente che mai in estate”.

Ha scelto di rimanere chiuso anche al take away Stefano Joe Prearo, gestore del Franchin, in piazza Vittorio Emanuele II: “Io ho una di quelle macchine grosse per cui quando devi accenderle costano tanto e così non ne vale la pena. Aspetto, combattuto tra la voglia e l’esigenza di ripartire e la paura e al senso di smarrimento che è un po’ di tutti. Sicuramente saremo ridimensionati come fatturato. Ma questo rompete le righe col timore a livello mediatico del ritorno dell’ondata di contagi per noi è un controsenso, rischi di più”.

Ha dato spazio alla sua creatività Matteo Peretto, titolare del Bice.rin, che sfruttando la vocazione da “bottega” ha aperto in tempi record il servizio a domicilio, mentre al momento non fa servizio da asporto. “Abbiamo riorganizzato in tempi stretti, riflettendo sulle tempistiche del ritorno alla normalità e per cercare di essere vicini ai nostri clienti. Il lavoro è cambiato, si lavora molto alla comunicazione per veicolare al meglio la nostra ‘vetrina’, per raggiungere i clienti, si lavora molto al packaging e alla presentazione dei prodotti. E’ stato fondamentale trasformare l’enoteca in bottega, credo che sarà sempre più così”.

Il food truck di “Striscia la Piadina” è stato risistemato davanti allo stadio Gabrielli il 15 marzo e pochi giorni dopo ha dovuto chiudere tutto. “Per noi la possibilità di fare take away è stata una manna dal cielo - spiega Nico Rossigali - anche se non c’è il flusso di prima, chi passa si ferma. Facciamo anche consegne a domicilio, anche se con le piadine e senza beverage, il ricavo è minimo”. Ma va bene tutto quando l’acqua è alla gola. Si chiama istinto di sopravvivenza.

 

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