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Economia

“Riaprire, questione di dignità”

“Per i veneti il lavoro è un fatto di dna, chi può ripartire in sicurezza deve poterlo fare”

“Riaprire, questione di dignità”

“Il lavoro è nel dna dei veneti, non permettere loro di riaprire, quando la sicurezza lo permette, significa dare un grosso colpo alla loro dignità”. Gianluca Forcolin, vicepresidente della Regione Veneto non ha dubbi: “I commercianti e le Partite iva che vogliono riaprire hanno pienamente ragione. Aspettare un altro mese vuol dire mandare a morte certa tantissime imprese e attività commerciali o di servizi alla persona”.

Forcolin ha messo queste richieste nero su bianco per far capire al governo che “i codici Ateco sono ormai superati, e dove si può aprire in sicurezza lo si deve fare. Non ha senso definire le riapertura solo in base a dei codici, il ragionamento deve essere fatto in modo trasversale, e quindi dare la possibilità di operare a chi si è messo in regola con i dispositivi e i protocolli di sicurezza. Molti commercianti ed imprenditori del Veneto - continua - lo hanno già fatto. Pagando di tasca propria plexiglass per dividere gli ambienti, strumenti per la sanificazione, dispositivi per igienizzare. E questo indipendentemente dal fatto che poi potrebbero arrivare o meno dei contributi per una compartecipazione alle spese. Questo significa che i veneti non hanno paura di investire e tirarsi su lemaniche per lavorare. E’ una questione di dna, per il veneto il lavoro, la propria attività, è una cosa che attiene alla dignità personale. Forse non è così in tutte le aree d’Italia, ma da ni nessuno preferisce attendere un bonus da 600, o 800 euro, da noi tutti preferiscono riprendere al più presto il proprio lavoro. Stare fermi a lungo, è una sconfitta morale”.

Il vicepresidente della Regione porta anche un esempio per dimostrare l’assurdità dei codici Ateco: “Un titolare di un negozio di strumenti musicali mi ha segnalato che la sua attività non può ripartire in base al codice Ateco. Eppure la sua rivendita è di 600 metri quadrati, vende strumenti musicali per i quali non si formano mai file di clienti. Al lavoro sono lui e un dipendente, ha già provveduto ad installare flaconi di igienizzante e la macchina per sanificare gli ambienti. Per quale motivo una simile attività dovrebbe rimanere chiusa?”

E ancora: “Il Veneto spingerà per anticipare la riapertura di bar, ristoranti e parrucchieri, ovviamente assicurando tutte le misure di sicurezza. Il governo non può non riconoscere che Lombardia, Emilia e Veneto sono il traino produttivo del Paese, che formano la metà del Pil nazionale. Serviranno riapertura differenziate? Bene allora seguiamo questa strada, ma occorre non impedire ulteriormente alla gente di lavorare.”

Secondo Forcolin la Regione Veneto è pronta a fare la sua parte per sostenere le imprese, sia con finanziamenti agevolati, che con contributi a fondo perduto, “con un emendamento dell’assessore Marcato stiamo definendo un’azione con Unioncamere per la creazione di un fondo di 3 milioni di euro per aiutare gli imprenditori nella messa a norma dei vari dispositivi di sicurezza. E poi un altro fondo da 200 milioni di euro per garanzie di finanziamenti agevolati. E non ci fermeremo certo qua”.

Forcolin poi punta la lente su un rischio in caso di prolungato lockdown: “Attenzione - ammonisce - perché collegato alla crisi economica c’è sempre il pericolo di un’impennata della tensione sociale. Impedire alle imprese di lavorare significa deprimere economia e consumi, a cascata la perdita di posti di lavoro e quindi la crescita del disagio sociale. Non vorrei che nel prossimo autunno ci si dovesse confrontare con queste situazioni. Per questo occorre riaprire subito in sicurezza”.

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