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PROVINCIA
07.06.2020 - 13:48
Elena Suman
“Polesani in crisi: restituisca la metà di quei soldi”: ma a darglieli è stato il governo giallo-rosso
Giravolta grillina sugli stipendi ai politici. Come a causa di un cortocircuito interno, gli esponenti del Movimento Cinque Stelle a Roma votano per ripristinare, a sei anni dalla sua abolizione, l’indennità di carica ai presidente delle Province; mentre a Rovigo vanno all’attacco di Dall’Ara - che in base a quella norma percepisce da quest’anno euro lordi al mese - chiedendogli di restituirne almeno la metà.
“Il presidente della Provincia rinunci alla metà della sua indennità” è infatti la richiesta del Movimento Cinque Stelle veneto e polesano, che mette così nel mirino Ivan Dall’Ara. Con una nota, infatti, il candidato alla presidenza del Veneto Enrico Cappelletti ed Elena Suman, a nome dei grillini polesani, attaccano Dall’Ara, che da quest’anno - per effetto della legge finanziaria varata proprio dal governo di cui il M5s è pilastro portante - percepisce un’indennità di carica pari a quella del sindaco di Rovigo. Il presidente della Provincia, infatti, dal 2020 può contare su uno stipendio da 4.500 euro lordi al mese: nei giorni scorsi, la Provincia ha autorizzato il pagamento degli arretrati, calcolati dall’entrata in vigore della legge a fine dicembre scorso.
Ma i grillini, che a Roma hanno votato per ripristinare questo stipendio al presidente della Provincia dopo che nel 2014 era stato abolito dalla riforma Renzi-Delrio, ora chiedono a Dall’Ara di restituire metà della somma. Un modo - evidentemente - per aprire già il clima da campagna elettorale, e andare all’attacco, in qualunque modo, degli avversari politici.
“Visto le difficoltà economiche di molti cittadini polesani dopo questa pandemia - motivano la loro posizione Cappelletti e Suman - chiediamo a Dall’Ara e a tutti i consiglieri provinciali un gesto di responsabilità istituzionale e di solidarietà, rinunciando almeno alla metà di questa indennità e al gettone presenza. Siamo in una crisi economica che lascerà sicuramente il segno, e in tutto questo ciascuno deve fare la sua parte”.
Quello che nella nota non si legge è che non è stato certo Dall’Ara ad assegnarsi questo (ricco, è vero) stipendio: lo ha deciso il governo di cui il M5s è parte integrante. E allora, forse, bastava semplicemente non fare quella legge. Vaglielo a spiegare.
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