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IL CASO

Polesine escluso dagli incentivi per il rischio sismico

L’appello dell’Ance alla Regione: “Rivedere la zonizzazione, è in gioco la nostra sicurezza”

Polesine escluso dagli incentivi per il rischio sismico

L’appello dell’Ance alla Regione: “Rivedere la zonizzazione, è in gioco la nostra sicurezza”

C’è una cartina topografica della nostra provincia che sta facendo arrabbiare i costruttori. E’ quella della zonizzazione sismica, che inserisce al gran parte dei Comuni polesani in quelli a minor rischio sismico d’Italia. Escludendoli del tutto dalla possibilità di beneficiare del “Sismabonus”, con detrazioni al 110% sugli investimenti, già previsto dalla finanziaria per il triennio 2018-2021 e confermato ora dal “Di Rilancio” varato dal governo.

Chi adegua un fabbricato in Polesine, migliorandone la classe di rischio e rendendolo dunque meno vulnerabile in caso di terremoto, insomma, non vedrà nemmeno un centesimo di incentivo. Perché sono soltanto 14 i Comuni della nostra provincia nella “zona 3” del rischio sismico: tutti gli altri sono inseriti in “zona 4”, proprio quella a minor rischio, esclusa da ogni beneficio.

“Certo che siamo arrabbiati, perché qui è in gioco soprattutto la sicurezza”, tuona Paolo Ghiotti, presidente di Ance Veneto, l’associazione dei costruttori di Confindustria. La richiesta è conseguente: cambiare la mappa del rischio sismico, per far ricadere tutto il Polesine (e un discorso analogo può essere fatto per il resto della regione) nella “zona 3” e poter così beneficiare del “Sismabonus”. Una richiesta che indirizzata direttamente alla Regione Veneto, a cui un decreto del 1998 demanda l’individuazione della zonizzazione e il suo aggiornamento.

“L’importanza economica di poter ricorrere al ‘Sismabonus’ è palese - spiega Ghiotti - visto che migliorare la classe sismica di un edifico consente di poter detrarre il 110% dell’investimento dalle tasse. Ma l’importanza è prima di tutto dal punto di vista della sicurezza: in Italia, su 59 milioni di case, 24 milioni sono ad alto rischio sismico. Abbiamo un patrimonio immobiliare che ha sicuramente la necessità di migliorare la propria sicurezza, e questo aspetto non va trascurato. Soprattutto: non si può escludere nessuno d questi benefici”.

Il ragionamento, tecnico, di Ghiotti è conseguente: “Perché chi ha una casa che magari ha un elevato grado di vulnerabilità, ma è in zona 4, non può beneficiare del bonus per migliorarne la sicurezza, mentre magari chi ha una casa già tutto sommato sicura, ma è in zona 3, può contare su incentivi per sistemarla ulteriormente?”. La stessa possibilità - è chiaro - per Ghiotti va garantita a tutti. E l’unico modo per farlo, “non potendo spostare le case…”, è quello di rivedere la zonizzazione, e inserire tutto il Polesine in zona 3. Del resto, quanto la nostra provincia sia vulnerabile rispetto agli eventi sismici è diventato palese per tutti dopo il 2012, quando un potente sciame sismico devastò il modenese e la bassa ferrarese, facendo danni (e che danni!) anche da questo lato del Po, almeno fino ad Adria.

“Anche io, che sono cresciuto a Trecenta - racconta Ghiotti - fin da piccolo son ostato abituato a pensare che il pericolo, per il Polesine, arrivasse principalmente dalle alluvioni, non certo dai terremoti. Il 2012 ha sconvolto il nostro modo di pensare: ora, l’adeguamento antisismico delle nostre abitazioni è essenziale”. Anche perché larga parte del patrimonio immobiliare nella nostra provincia è datato, spesso risalente a diversi decenni fa (quante sono, ancora, nei nostri paesi le case costruite subito dopo l’alluvione?) quando non si pensava certo ad interventi antisimici, in una zona come la nostra. Una messa in sicurezza a 360 gradi, dunque, è necessaria. “E il ‘Sismabonus’, in questo senso, è una grande opportunità”, ribadisce Ghiotti. “Per questo - conclude - chiediamo alla politica di aprire un tavolo di confronto, e di ragionare su questo concetto”. L’appello, alla Regione, è servito.

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