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INTERVISTA

“Le imprese smart investono digitale”

Giorgio Soffiato, ceo di Marketing Arena, racconta come cambia comunicazione e mondo digitale. Il Polesine pronto per la trasformazione? “Boom di webinar ed eventi online”

“Le imprese smart investono digitale”

Giorgio Soffiato

Il Polesine pronto per la trasformazione? “Boom di webinar ed eventi online”

Quando anche l’Italia ha chiuso i battenti, il team di Marketing Arena, la società di strategia digitale e marketing on line, rodigina che lavora in tutto lo Stivale, era pronto. “Noi il venerdì lavoravamo già da casa - racconta Giorgio Soffiato, fondatore dell’agenzia e docente in molti master di digital marketing - avevamo già approcciato una cultura del lavoro agile, che nei paesi britannici chiamano remote working, non smart working. Abbiamo pensato subito a mettere in sicurezza le persone e ad allineare gli strumenti di lavoro che sono le chat, skype e si è trasferito tutto in un’ottica di conference call”.

Se il Covid-19 ha cambiato il mondo, Giorgio Soffiato non è stato fermo a guardare, in genere analizza... e poi agisce.

“C’è stata una trasformazione digitale accelerata, le aziende che erano pronte hanno avuto un vantaggio, per esempio nell’e-commerce; quelle indietro hanno fatto fatica. Non si crea un sito di e-commerce in un mese, per dirne una, ci vogliono almeno quattro mesi. Dal nostro punto di vista abbiamo fatto una condivisione molto onesta della situazione con i nostri dipendenti. Non abbiamo fatto un’ora di cassa integrazione e un giorno a settimana in conference call abbiamo condiviso dubbi e incertezze sui clienti. Le ferie di agosto non sapevamo se le avremmo fatte, e c’è stata abilità nel renderci più flessibili. In alcuni casi abbiamo acquisito più clienti e ridefinito gli obiettivi di fatturato. Speriamo che non ci sia una perdita”.

La vostra clientela più colpita dal lockdown?

“Le aziende automotive, le concessionarie auto, e le società che realizzano eventi sono oggettivamente le più colpite. Hanno avuto forti scossoni, molte si sono rivolte a noi per sviluppare strategie digitali. Tutti hanno provato a trasferire in e-commerce, ma hanno avuto grossi problemi. Se io ho un’azienda che produce prosecco ed è fortissima nella ristorazione, ed è un marchio molto amato dai ristoratori, non è automatico che funzioni anche nell’e-commerce. O meglio, non subito.

Chi invece ha reagito meglio?

“Abbiamo molto lavorato con gli eventi online, con i webinar e i seminari digitali. Ha avuto la meglio chi è stato creativo e ha avuto un minimo di finanza per stare fermo 10 giorni e pensare. Il mondo farmaceutico, per esempio, ha riscontrato un 1o% di aumento del fatturato, ma chi era pronto per l’e-commerce è stato ulteriormente avvantaggiato”.

Cosa è cambiato nel mondo della comunicazione e del marketing digitale?

“Da un lato c’è stato un investimento sui media digitali da parte delle aziende, ma molti player del mercato come Coca Cola hanno registrato un calo degli investimenti. C’è molta più frammentazione fra tutte le realtà commerciali, con gli eventi fermi. Si è capito che c’è più maturità digitale da parte delle imprese, che hanno preso coscienza della necessità di investire sul digitale. Chi non lo sta facendo o non era ancora partito, si è perso l’ultimo miglio rispetto a chi si era già messo in moto”.

Il Polesine è pronto per questa trasformazione digitale?

“Il territorio polesano è figlio di una narrazione che ama, in particolare a Rovigo e dintorni - piangersi addosso. Non ci sono imprenditori più scemi o meno pronti. Ma la densità delle imprese che io chiamo ‘intelligenti’ e innovative è per ovvie ragioni inferiore rispetto ad altri territori. Ricordo che Rovigo ha delle eccellenze in termini di persone. Il numero due dell’azienda di software più grande in America (la Salesforce ndr) è Paolo Bergamo, rodigino, un grande del digitale. Ci sono aziende qui in Polesine come Iqt e Zeta Service che lavorano nell’eccellenza delle telecomunicazioni. E ci sono aziende nel settore primario, ma anche industrie. Ci sentiamo molto inferiori a Padova o Treviso. Ma c’è bisogno di valorizzare le eccellenze. Una cosa che posso dire - questo sì - è che la pubblica amministrazione si è trovata impreparata. A scuola, per esempio, chi si è fatto in quattro è riuscito, chi non era pronto ha galleggiato. Dipende sempre dall’onestà intellettuale delle persone”.

L'intervista completa oggi 27 giugno sulla Voce di Rovigo

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