VOCE
AMBIENTE
02.07.2020 - 08:53
“Con il lockdown sono diminuite le emissioni, ma è durato troppo poco”
“Consumare troppo cibo, plastica, andare in auto anche per percorrere un chilometro comprare vestititi a go go che non metteremo mai, solo perché costano poco, non sono corrette abitudini”. Il lockdown che più o meno ha riguardato tutto il mondo, ha rafforzato il senso per l’ambiente di Lisa Milani, fisica polesana e ricercatrice alla Nasa. Specializzata in precipitazioni e monitoraggio dei cambiamenti climatici, guarda il mondo dall’alto in basso, nel senso che è abituata a osservare il pianeta nella sua globalità grazie alle immagini satellitari, Anche lo Stivale nel suo piccolo ha mostrato i suoi effetti positivi in termini di emissioni, innegabili anche se per un periodo così breve in termini globali da non dare sicurezza scientifica rispetto alle conseguenze sull’ambiente e sui cambiamenti climatici.
Lei abita negli Usa, come sta vivendo questo periodo così epocale per tutti?
“In Nasa siamo passati dal lavorare in ufficio al telelavoro fortemente raccomandato alla fase tre in cui solo le persone critiche per le missioni potevano andare in ufficio e nei laboratori. Piano piano si torna indietro alla normalità. Io abitavo in Maryland, ma mi sono spostata in Michigan tre mesi fa dove vivo con amici. Qui c’è poca densità di popolazione, ma nessuno si preoccupa della mascherina. Hanno chiuso per un mese e mezzo, poi ciascuno fa come crede, nessuno può toccare la libertà in America. Il problema è che il sistema sanitario è un disastro, nel senso che se hai un’assicurazione come me, il medico di base ti visita per 15 euro, altrimenti costa 50-70 euro e ci si pensa due volte prima di farsi controllare. I contagi dunque sono sicuramente dieci volte superiori. Io l’ho presa molto seriamente, ma se vado in giro in bicicletta o a passeggiare è davvero difficile incappare in assembramenti qui”.
E in Italia tornerà, le è mancata?
“Teoricamente potrei tornare, perché sono italiana, in pratica sto aspettando il timbro del visto, ma i consolati americani sono pressoché chiusi. I visti lavorativi sono bloccati, tranne per la ricerca e per gli studi, ma di fatto i consolati lavorano solo per i cittadini americani. Non ho necessità di tornare, ma il fatto di sapere che non posso dà fastidio”.
Dal suo prestigioso punto di osservazione, cosa ci può dire rispetto agli effetti del lockdown nel sistema Pianeta?
“Quello che faccio io nello specifico è osservare e analizzare le precipitazioni e ancora più nello specifico la neve. Ma durante questo periodo ho seguito parecchi seminari sulle emissioni e sull’aumento della temperatura globale e ovviamente si è riscontrato una notevole diminuzione delle emissioni. Questo porterà a un aumento inferiore della temperatura globale, però poichè i modelli previsionali climatici sono basati su rilevazioni di un anno/sei mesi, i dati a disposizione per una stima appropriata e precisa sono scarsi. In ogni caso è innegabile la diminuzione delle emissioni. Il cambiamento c’è stato e questo influenza l’andamento climatico. Dovremmo valutarlo a lungo termine”.
Qual è l’insegnamento di queste restrizioni che dovremmo conservare?
“C’è modo e modo di fare le cose. Per fare un chilometro oggi ci si sposta in auto, si sta con 25 gradi in inverno e 22 in estate negli ambienti interni. Io devo sempre evitare gonna e sandali in estate perché ho freddo al lavoro. Non è giusto comprare un vestito al giorno, perché tanto costa poco. Il consumare per consumare, è nocivo. Qui in America lo noto tanto, nei supermercati ti danno mille sacchetti biodegradabili con il risultato che ti ritrovi con tanti sacchetti in casa. L’elettricità costa poco e non ci sono limiti di Kw, quindi si usa tutto al massimo. Da quando mi sono trasferita ho notato questa esagerazione nei consumi”.
L’intervista completa sulla Voce di Rovigo di oggi 2 luglio
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