VOCE
GIOVANI
14.07.2020 - 22:54
A sinistra la Rotonda come orinatoio. A destra, la psicologa Barbara Bononi
“Come l’uso di droghe leggere, è un campanello di allarme che non bisogna sottovalutare”
Stradine del centro storico come orinatoi a cielo aperto, angoli di marciapiede usati per scaricare l’abuso di alcol, e qui e lì arredamenti urbani rovinati, vandalizzati. Ha fatto scalpore l’immagine del minorenne (o della minorenne), sorpreso dalle telecamere a fare la pipì, insieme all’amico nel sagrato della Rotonda. E forse avrà fatto sorridere, ma non certo gli amministratori di Badia Polesine, il ritrovamento di una sedia imbottita sistemata a mo’ di trono su un’ex fontana, in centro storico, ricordino di una nottata di movida.
Che succede ai giovani polesani? Si sono abbrutiti con il lockdown? Il vandalismo, che è un reato, come le “droghe leggere” per il passaggio a quelle pesanti, è un campanello d’allarme per fenomeni di criminalità più gravi?
Per la psicologa forense Barbara Bononi, “in realtà tra i giovani polesani non sta succedendo nulla di nuovo. Il vandalismo è una questione ampiamente conosciuta, penso ai turisti che a Venezia si lanciano dal ponte sul Canal Bianco, o che fanno pratiche sessuali in luoghi pubblici. Lo spregio per i luoghi pubblici è datato e non è legato al lockdown e alla voglia di fare qualcosa di estremo dopo le restrizioni. Nel caso della Rotonda non mi viene da chiamarla nemmeno bravata, perché si è consapevoli che si sta umiliando un luogo sacro a Rovigo, manca una cultura di base, la capacità di prendersi la responsabilità delle proprie azioni. E non è giusto pesare sui genitori vessati doppiamente per l’onta di non aver saputo educare i propri figli e per quella di dover pagare per loro”.
La sanzione per gli atti contrari alla pubblica decenza, nel caso della Rotonda è stata salata, a tre cifre, basta come misura correttiva?
“Servirebbero i lavori socialmente utili. Potrebbero dare un senso al disvalore del gesto compiuto. Nessuno viene salvato tramite il lavoro socialmente utile, se si è deciso di percorrere la carriera criminale non è certamente questa misura a dissuadere, ma tante situazioni potrebbero essere recuperate, proprio per dare un valore al gesto compiuto. Un genitore che magari non ha nemmeno le finanze per pagare quella multa, farà fatica e non ci sarà una presa di coscienza, che si avrebbe magari ripulendo ciò che si è rovinato. Un tentativo rieducativo va fatto”.
C’è un percorso di presa in carico per i casi di vandalismo?
“La presa in carico dei servizi sociali varia a seconda del tipo di reato. Ma i servizi sociali sono sommersi di lavoro e hanno subito molti tagli, in generale se le istituzioni dialogassero tra loro e sensibilizzassero le persone adulte, sarebbe già un passo avanti. La presa in carico avviene comunque con sentenza del giudice. Si monitora l’andamento scolastico, la condotta, le assenze ingiustificate si osserva il minore. E poi si relaziona al giudice. ci sono misure per cui il giovane non deve andare fuori dopo le 22 di sera, o l’inibizione dell’uso del cellulare o di Internet. Bisogna capire che questi ragazzi anche se tutelati perché minori, hanno un casellario giudiziario sporto per qualsiasi tipo di lavoro è un problema”.
Fare il genitore è difficile in questo periodo più che in altre epoche?
“Fare il genitore è particolarmente difficile. Il troppo buonismo ha creato una situazione per cui nessuno riesce a prendersi delle responsabilità e salvaguardare un giovane in divenire. Ci si trova di fronte a famiglie che collaborano e altre che delegano alla scuola. Ma la scuola ha un valore educativo sociale. Quello personale deve avvenire dentro la famiglia”.
In provincia di Rovigo sono frequenti questi episodi di vandalismo. Ci dobbiamo preoccupare come territorio?
“Rientrano nella casistica nazionale, né più né meno. Rovigo e i comuni polesani sono centri a misura d’uomo, dove è più facile individuare chi ha commesso cosa e questo fa più scalpore. Nulla deve essere minimizzato o preso alla leggera. Ma è vero che in un territorio tranquillo, un gesto come fare la pipì sul sagrato di una chiesa, o orinare per strada, fa più discutere. Eppure mi ricordo che la situazione dei mercoledì universitari a Padova, il giovedì veniva lamentata da vicini di casa e dai commercianti. Quello che manca secondo me è la consapevolezza e il valore della cosa pubblica. Se posso permettermi di alzare il tiro, faccio quello che voglio, se la devo difendere non è cosa mia”.
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