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L’INDAGINE

Omicidio dei Casoni, super vertice sul “cold case” polesano del ‘98

Trasferta a Roma, al Ris, per i vertici di carabinieri e di Procura

Omicidio dei Casoni, super vertice sul “cold case” polesano del ‘98

Un vero e proprio “vertice” romano, per fare il punto sui clamorosi sviluppi di una indagine che affonda le proprie radici in un tremendo delitto avvenuto ormai oltre 20 anni fa e che, ora, potrebbe essere vicino alla soluzione. Il condizionale appare d’obbligo, ma è innegabile che gli ultimi sviluppi abbiano dato nuovo impulso a una vicenda che, ormai, appariva destinata a finire in archivio come un delitto irrisolto, come a volte accade.

Questo, del resto, rappresentava, ovviamente nel microcosmo del Polesine, il “cold case” per eccellenza o, per dirla meglio, con termini nostrani, il “caso irrisolto” per eccellenza della nostra provincia: parliamo dell’omicidio dei Casoni, avvenuto nel 1998, sulla omonima spiaggia di Rosolina Mare, dove Elisea Marcon e la figlia adottiva Cristina De Carli vennero trovate trucidate a sprangate, all’interno del chiosco che gestivano. La prima morta, la seconda agonizzante: non sopravvisse. Erano entrambe di Paese, nel Trevigiano, ma, per la stagione, si spostavano per gestire il chiosco.

Un brutale omicidio che ha costituito un rebus, per gli inquirenti, per oltre 20 anni. Di recente, l’indagine era stata riaperta, con l’iscrizione sul registro degli indagati di due cittadini della Repubblica Ceca. Nelle scorse settimane, però, era arrivata una novità sconvolgente. Emersa non casualmente, dal momento che il tutto è avvenuto seguendo una chiara prassi, ormai consolidata, ma sicuramente in un momento in cui nessuno si sarebbe atteso risultati su un fronte ormai decisamente “freddo”, dal punto di vista investigativo. L’omicida potrebbe essere Gaetano Tripodi, condannato all’ergastolo con l’accusa di avere ucciso e decapitato, a Roma, la ex moglie Patrizia Silvestri. Un delitto che avvenne nel maggio del 2006.

Tripodi è morto un mese fa nel carcere di Forlì, dove stava scontando la pena. Successivamente alla sua morte, il suo profilo genetico è stato inserito nella banca dati della polizia, che dal 2016 contiene i profili di tutti gli arrestati. Una pratica che nel 2006 non era ancora usuale, ma che ormai è comune. Il risultato di questa operazione è stato però sorprendente: il Dna di Gaetano Tripodi è risultato infatti sovrapponibile alle tracce trovate sugli abiti delle due donne massacrate ai Casoni. Si parlerebbe, in particolare, di una canottiera o, comunque, di una maglietta, leggera, da donna. Troppo presto e troppo poco, ovviamente, per parlare di caso risolto. La cautela è doverosa, per quanto il possibile indiziato sia ormai defunto.

La Procura di Rovigo, di conseguenza, ha aperto un fascicolo, delegando le indagini ai carabinieri. Che ora cercheranno di fare piena luce su quel terribile duplice delitto che da ormai 22 anni attende una soluzione.

E’ in questo contesto che si inserisce la trasferta a Roma, al Ris. Serviranno, senza dubbio, ulteriori approfondimenti, così come riscontri ulteriori, rispetto a quelli che emergono dall’analisi del Dna. In ogni caso, la novità, dal punto di vista investigativo, è stata ovviamente accolta come estremamente importante e in grado di gettare nuova luce su uno dei delitti più efferati degli ultimi decenni in Polesine e che, al contempo, non aveva conosciuto soluzione.

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