VOCE
L’INCHIESTA
19.07.2020 - 10:14
Rotonda degrado (1)
Scarsi stimoli, maleducazione e poco tempo da passare in famiglia. “Ma al confronto stiamo bene”
Le telecamere che spuntano dagli ingressi di alcune case private di piazza XX Settembre raccontano più di qualsiasi commento. I residenti della zona, una delle più belle di Rovigo e meta dei turisti che capitano in città, temono le scorribande notturne alla Rotonda e hanno preso delle misure.
Ciononostante, in tanti over 40 di Rovigo considerano ancora il capoluogo un’isola felice. “Venite a Padova”, invita al confronto un residente della città del Santo. “Se mi giudico resto perplesso, se mi paragono esulto” cita Giulio Andreotti, Alberto cinquantenne che vive e lavora a Roma e ricorda i tempi in cui a Rovigo girava un grafomane che scriveva ovunque versi.
I numeri sono dalla parte di chi la pensa così: nel 2019 sono state 22 le denunce per atti vandalici in Polesine e con il lockdown nel 2020 sono precipitate a 4, secondo i dati della prefettura.
Ma in alcune vie, in alcuni quartieri, dopo una certa ora si prendono le misure: “Io vivo in via Regina Margherita - racconta Elena - e dopo una certa ora ho paura a tornare a casa. Rovigo è un’isola felice, è vero, ma in centro dove lavoro, dopo le notti brave di certi ragazzi, dobbiamo ripulire da bicchieri, bottiglie e anche peggio. Io ho una figlia e le impedisco di uscire dopo una certa ora. Non ci sono abbastanza controlli o se ci sono fanno poco”. Maura sostiene che i ragazzi che danneggiano la cosa pubblica “non hanno nulla di meglio da fare”, mentre Livia, una nonna con tanti nipotini, dà la colpa al lockdown: “Ci hanno impedito di uscire per dei mesi hanno tolto la libertà. Io vivo in Commenda e non succede nulla, ma qualche anno fa bruciavano i cassonetti” .
Per chi come Alessandro, che per diletto ha fatto per anni l’allenatore di Calcio, è sempre stato a contatto con i minorenni, “il vandalismo è un problema che parte da lontano, che ha a che fare con lo scarso senso civico e questo viene trasmesso dai genitori. Anche a scuola si fa poca educazione civica, si insegna poco l’amore per la cosa pubblica e purtroppo la famiglia tra impegni lavorativi e spazi risicati, non ha momenti di dialogo con i figli. Si ha poco tempo per tutto”. Il risultato è che “i giovani sono in balia delle amicizia, se uno ha carisma ma non è una figura positiva, trascina tutti gli altri a combinare guai”.
Fa l’esempio dei suoi figli adolescenti Sonia: “Finché giocavano a calcio, erano impegnati e si era creato un bel gruppo con la pizza del sabato sera. Ora che l’impegno è finito fanno più fatica, sempre le stesse cose. La città non offre tanto lo Sport è importante a mio parere”.
Alla ricerca di libri e in attesa del secondo figlio, Anna Laura pensa che “bisognerebbe investire in cultura. C’è sempre meno rispetto per la cosa pubblica e una scarsa educazione dei giovani. Sono sicuramente preoccupata per i miei figli e spero che si inverta la tendenza e che si punti di più sulla cultura”.
Vive di arte Marina, che di mestiere fa la cantante lirica e ha due figlie: “Dietro gli atti vandalici c’è un po’ di frustrazione per questa gioventù, non per alleggerire le colpe ma io me la prendo un po’ con le famiglie. Ho la fortuna di avere due ragazze, rispetto ai maschi sono un po’ più mature, in genere, ma a casa si parla sempre del rispetto delle cose, di ecologia, stiamo attenti alla raccolta differenziata, è chiaro che se fai del male a un bene pubblico fai male a te stesso e a quello che i nostri nonni e bisnonni si sono guadagnati a fatica. Ora si dà tutto per scontato”. Ma in fondo è indulgente con i giovani: “A Rovigo non c’è un’idea un progetto per i giovani. Anche loro vivono senza certezze. Si può essere resilienti quanto si vuole ma garantire qualche sicurezza in più non farebbe male”.
Sul liston di Piazza Vittorio Emanuele II due nonne, Marta e Livia, giocano e si abbracciano con i nipotini ancora piccoli: “Ci pensiamo sì al loro futuro - dice Livia - e sinceramente penso che superare lo scoglio dell’adolescenza sia anche una questione di fortuna, in tutte le epoche”. Marta invece, è della teoria per cui i tempi sono peggiorati. Lei abitava in piazza Xx Settembre: “E allora potevamo lasciare i portoni aperti. Oggi bevono alla sera, si ubriacano e si drogano. Li ho visti con i miei occhi spacciare di fronte a una scuola superiore di Rovigo”. Ne nasce un piccolo dibattito sulle morti per droga negli anni Sessanta, la bella gioventù e la maggiore consapevolezza di oggi. Una nonna non può far altro che raccontare: “Lo diciamo ai nostri bimbi, cerchiamo di seguire la loro crescita, di essere di buon esempio - chiude Livia - ma rimane il fatto che ci vuole anche tanta fortuna, basta una compagnia sbagliata ed è fatta”.
Commenti all'articolo
Maass
20 Luglio 2020 - 01:43
È giunta l'ora di smetterla con il perbenismo e la "malavita" di piazza XX Settembre! Ricordo in che situazione di degrado versava fino a qualche anno fa... Nessuno alza la voce sui gruppi di "stranieri" che bivaccano in via Trento, mure ospedale, sacro cuore, piazza Matteotti?? Oppure sbandierando "bella ciao" e invocando demagogiche resilienze e insensate "solidarietà" si passa oltre???
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