VOCE
LA STORIA
11.08.2020 - 21:05
Un pezzo di storia ritorna a casa. E’ proprio il caso di dirlo, visto l’importante recupero che è stato fatto lo scorso lunedì per riportare a Porto Tolle l’elica del B-24 “Liberator”, entrato nella storia locale. Dopo 76 anni ritorna infatti in Polesine l’elica di un bombardiere quadrimotore americano atterrato nel delta del Po, presso il paese di Porto Tolle.
Era il 20 ottobre 1944. Quella mattina, dall’aeroporto pugliese di Stornara, i B-24 del 456th BG decollarono per effettuare il bombardamento strategico di un aeroporto tedesco sito presso la città della Baviera, di Bad Aibling. Una volta oltrepassate le Alpi, i bombardieri americani però faticarono ad individuare l’obiettivo a causa della copertura nuvolosa.
Ma quel giorno un destino particolare attendeva l’equipaggio del B-24 “Liberator” serial number 41-28768. Durante il tragitto i quattro motori smisero progressivamente di funzionare a causa di malfunzionamento dell’impianto di alimentazione, come racconta il navigatore 2nd Lt. Richard Sciaroni nelle sue memorie: “Avevamo ancora circa 10 o 15 minuti di autonomia, perché non era più possibile trasferire altra benzina dai serbatoi ausiliari. Comunicai al pilota che non avremmo mai raggiunto Ancona. Avendo notata Venezia qualche miglio sulla nostra destra, suggerii di dirigerci ad ovest e tentare di raggiungere la terraferma. Il pilota mi chiese se eravamo in territorio alleato o nemico. Gli risposi: ‘nemico’. Fu deciso di tentare un atterraggio sulla costa, se fossimo riusciti a raggiungerla. Poi le cose cominciarono ad accadere velocemente... Il pilota dovette fermare il motore numero 2, l’elica del motore numero 3 andò in stallo e quindi anche il motore numero 3 dovette essere fermato. Stavamo perdendo quota con un rateo di circa 1.000 ft/min (300 m). Ci stavamo avvicinando rapidamente alla costa quando, all’improvviso, sentimmo il motore numero 4 battere in testa, per cui dovette essere spento. Questo significava che tutti i nostri motori erano fermi. Proseguimmo la fase di atterraggio perdendo quota rapidamente. Tutti nell’aereo ci mettemmo nelle posizioni di ammaraggio o atterraggio di emergenza e il pilota fece un atterraggio di pancia (a carrello retratto) sulla spiaggia. Prima che l’aeroplano si fermasse ogni uomo era già saltato fuori. L’atterraggio fu meraviglioso; fu uno degli atterraggi più morbidi a cui avessi mai assistito; fu più morbido di molti atterraggi con il carrello”.
Questo è solo l’inizio di una storia dai tratti incredibili che vide per protagonisti quattro dei membri dell’equipaggio e alcuni coraggiosi abitanti del Delta del Po che misero a repentaglio la loro vita pur di salvare questi giovani aviatori americani atterrati in quell’estremo lembo di spiaggia che segnava il confine ultimo tra le terre e il mare Adriatico.
Il pescatore Giovanni Siviero ‘Cicolani’ di Scardovari, e fratelli Mantovani di Goro compirono un miracolo nascondendo e poi riuscendo a portare in salvo fino a Cesenatico quattro dei 10 aviatori, sfidando il mare e la tempesta, sfidando la caccia dei tedeschi e i rischi connessi, dividendo quel poco di cibo che avevano ed offrendo loro riparo e protezione.
Ma se la storia di Cicolani e dei Mantovani è oramai nota, incoronata anche dalla sceneggiatura di Fellini e dalla magia della cinepresa di Rossellini nell’episodio di Paisà intitolato Porto Tolle, che ne fu di quello che rimaneva del bombardiere americano?
Certamente smantellato dalla popolazione locale, finì per portare un poco di ricchezza nelle case di tanta povera gente, essendo l’alluminio molto prezioso all’epoca e ben pagato dai rigattieri. Ma le ricerche effettuate dall’Associazione Aerei Perduti, oltre a riportare nel suo libro “Aerei Perduti – Polesine 1943-1945” tutta la storia di quel bombardiere e del suo equipaggio, hanno permesso anche di scoprire dove ancora veniva conservata una delle quattro eliche del bombardiere americano.
Presso la tenuta della famiglia Torchio di Portonovo (Ancona), conservata accostata ad una nicchia nel muro di cinta, ecco riapparire proprio una delle quattro eliche che il navigatore Sciaroni vide fermarsi progressivamente durante il rientro dalla missione di quel lontano giorno di ottobre del 1944.
Questa elica, assieme a una “gemella”, era stata recuperata dal relitto dal Conte Oreste Torchio, proprietario di una grande tenuta limitrofa allo scanno dove era atterrato il B-24.
Essa rimase nella sua azienda di Tolle per molti anni. Le vicissitudini familiari con la scomparsa del Conte e le conseguenti divisioni ereditarie hanno trasportato l’elica lontano dal Polesine, proprio nella splendida villa sul Conero dove è stata ritrovata.
Lì è stata gelosamente conservata da Antonio uno dei figli del Conte, anch’egli da poco scomparso. La straordinaria sensibilità della proprietaria, Marina Torchio Kock, oggi ha permesso che questa elica ritorni in Polesine per divenire monumento in ricordo del coraggio e della generosità del popolo del Delta, protagonista, durante la Seconda Guerra Mondiale, di azioni volte ad aiutare gli aviatori che precipitarono in quel lembo di terra.
Proprio oggi i presidenti dell’Associazione Reduci e Combattenti di Porto Tolle Graziano Gibin e di Aerei Perduti Luca Milan, con i volenterosi e Enrico Odorizzi e Giampaolo Vendemmiati, si sono recati di persona a prelevare l’elica per riportarla “a casa”.
Caricata a braccia su un furgone messo a disposizione proprio da Giampaolo Vendemmiati, titolare dell’omonima impresa di costruzioni, oggi il lento e quasi solenne rientro in Polesine, accompagnato da una forte emozione maturata nel tempo grazie al legame fortissimo che l’associazione di ricerca aeronautica Aerei Perduti ha tessuto con la famiglia Sciaroni e con le due famiglie Siviero e Mantovani. L’elica sarà provvisoriamente ospitata dall’Associazione Combattenti e Reduci nella sede di Tolle, per l’opportuna pulizia. In seguito, a cura delle due Associazioni e con il Patrocinio e collaborazione del Comune di Porto Tolle, verrà esposta al pubblico con la creazione di un “memorial” nella piazza di Tolle, in ricordo della azione di Giovanni Siviero “Cicolani” dei fratelli Mantovani e del Tenente Richerd “Hank” Sciaroni che, per tutta la vita, non ha dimenticato la gente del Delta del Po e il suo sacrificio.
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