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CENTRI COMMERCIALI

"Eccessivo chiudere sabato e domenica"

Tra novembre e dicembre si concentra il 40% del fatturato. “La misura poteva essere più mite”

"Eccessivo chiudere sabato e domenica"

Claudio Zoccarato, presidente del centro commerciale Fattoria

Tra novembre e dicembre si concentra il 40% del fatturato. “La misura poteva essere più mite”

Sabato e domenica anche in Polesine sarà il primo week end di chiusura dei centri commerciali, così come previsto all’interno delle "zone gialle", come quella in cui è inserito il Veneto. Una misura per certi versi attesa, ma che rischia di lasciare sul campo danni economici che in un prossimo futuro potrebbero minare alla radice la tenuta di parecchie delle attività commerciali presenti nelle gallerie.

Ma oltre alla preoccupazione c’è una cosa che più di altre non va giù al presidente della Fattoria, Claudio Zoccarato. "Rispetto all’ultima bozza del Dpcm, in cui era prevista la chiusura nei week end dei centri commerciali e di tutte le grandi strutture di vendita, queste ultime sono state depennate, e potranno stare aperte. Insomma, è come se una manina le avesse depennate nottetempo. E non è bello per niente. Anche perché qui bisogna che ci intendiamo se parliamo di una questione sanitaria o commerciale. Se è una questione sanitaria, come io credo che sia, sarebbe stato giusto chiudere tutti, non solo alcuni lasciando ad altri la possibilità di aprire. Se il tema è evitare che le persone si raccolgano in un ambiente, per quanto grande, vale per noi come per le grandi strutture di vendita monomarca che sabato e domenica rischiano di essere stracolme. Non è così che si fa".

"Poi c’è quella chiusura per tutto il week end che pare una misura davvero forte. Fare chiudere il sabato mattina e la domenica mattina è veramente un’esagerazione, sono i momenti in cui va a fare la spesa e gli acquisti chi ha la fortuna di avere ancora un lavoro... La misura, volendo, poteva essere mitigata senza inficiarne il valore sanitario. Ma è mancata la volontà di farlo".

Dal punto di vista commerciale il danno rischia tra l’altro di misurarsi non solo sul breve, ma anche sul medio e soprattutto sul lungo periodo. "Per le attività del Centro è un grosso danno, anche perché stiamo parlando di chiudere a novembre e forse anche a dicembre, ovvero nei mesi che portano il 40% del fatturato di un anno dei negozi. I negozi vengono dunque pesantemente danneggiati, e mi aspetto che nel prossimo Decreto ristoro tutto questo venga tenuto nel debito conto. L’ho già detto e non voglio ripetermi, ma il principio di un ristoro a fronte di chiusure imposte deve valere per tutti. E’ stato il governo a sancirlo e mi aspetto che tenga fede alle parole date".

Poi c’è il rischio di conseguenze a più lunga gittata. "Chiudere nei week end porterà inevitabilmente ad uno sviamento della clientela, a rendere vani tutti gli sforzi che sono stati fatti per la sua fidelizzazione. Ma c’è di peggio. Inutile che ce lo nascondiamo: anche due settimane di semi lockdown, come quelle che stiamo vivendo, hanno un effetto psicologico pesante sulle persone; non solo portano i singoli ad intristirsi, ma anche a limitare tutte le attività che pure sono ammesse; il ritorno della paura per la questione sanitaria si porterà dietro tutta una serie di conseguenze anche sul fronte degli acquisti".

"Ecco, di questo non si tiene conto. E invece sarebbe fondamentale pensare ad una tutela nei confronti del mondo del commercio; una tutela che valga per tutti se non vogliamo che un’intera fetta della società italiana si trasformi da commercianti in spedizionieri o autotrasportatori. Se non si pensa di imporre qualche limite anche al mondo del commercio on line questa volta la vedo dura. Senza contare che anche l’e-commerce può creare problemi sanitari. Forse gli spedizionieri che girano di casa in casa e per mezz’Italia non sono potenzialmente vettori del virus? Ma nessuno di questo pare interessarsi".

Poi c’è la preoccupazione per il lungo periodo. "Io, lo ripeterò fino alla noia, sono convinto che i problemi sanitari vadano trattati prioritariamente e con tutte le cautele del caso. Anche con le chiusure. Spero solo che nessuno pensi di usare questa emergenza per fare dell’altro una volta che l’emergenza sarà finita. Che non si pensi ad un cavallo di troia per colpire anche dopo il mondo del commercio".

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