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LA TESTIMONIANZA

“Passeggio ogni sera nei luoghi dell’attentato, salva per caso”

Ketrin Costa, nata e cresciuta a Ficarolo, vive nella capitale austriaca a poche centinaia di metri dal luogo dell’attentato

“Passeggio ogni sera nei luoghi dell’attentato, salva per caso”

“La paura c’è stata solo il primo giorno, poi tutto è tornato alla normalità perché Vienna è ancora una città tranquilla e sicura”. Ketrin Costa, nata e cresciuta a Ficarolo, dopo la laurea in architettura si è trasferita per lavoro ad Amburgo e poi a Vienna, dove da quattro anni lavora in un importante studio di architettura. Nella capitale austriaca vive assieme al suo ragazzo, viennese doc, proprio a poche centinaia di metri dal luogo dell’attentato.

Lunedì sera, poco dopo le 20, un attacco terroristico ha squarciato la tranquillità di Vienna. Nell’attentato sono morte quattro persone. Una notte di sangue che ha paralizzato l’intera città e che si è concluso con la morte di due uomini e due donne.

“Viviamo nel terzo distretto, a meno di un chilometro dal primo distretto dove lunedì è avvenuta la strage - racconta la stessa Ketrin, raggiunta telefonicamente - è il luogo dove praticamente ogni sera andiamo a fare la nostra passeggiata dopo cena. Lunedì non siamo andati perché, essendo l’ultima serata prima del lockdown che in Austria è scattato martedì a mezzanotte, siamo andati per l’ultima volta in piscina e poi, visto che la serata era davvero splendida e c’erano 20 gradi a fronte dei 6 normali, in questa stagione, abbiamo deciso di approfittare dei locali aperti per l’ultima sera e siamo andati a mangiarci una pizza. Mentre raggiungevamo la pizzeria, per radio abbiamo sentito che quella zona era stata chiusa per un’operazione della polizia ma, essendo quello un luogo pieno di locali per giovani, che qui chiamano addirittura ‘Triangolo delle Bermuda’ succede spesso che la polizia debba intervenire per sedare qualche rissa o per qualche operazione antidroga e non ci abbiamo dato più di tanta importanza”.

“Anche in pizzeria - continua nel suo racconto l’architetto polesano - tutto era tranquillo e la gente si stava gustando serenamente l’ultima pizza prima della chiusura. Ci siamo resi conto che la cosa era grave quando in pizzeria mi ha chiamata mia mamma dall’Italia per chiedermi se stavamo bene e ci ha raccontato cosa era successo. La cosa che più mi ha angosciato è stato effettivamente il rientro a casa. C’erano ambulanze e polizia dappertutto e praticamente metà città era chiusa, tanto che per raggiungere l’appartamento abbiamo dovuto fare un giro lunghissimo. La mattina seguente siamo andati in ufficio tranquillamente anche se, ovviamente, non si parlava d’altro mentre il mercoledì già la cosa era superata. Vienna è sempre stata una città tranquilla e sicura tanto che la gente, a parte chi ha assistito direttamente alla vicenda, non ha già più paura”.

“Si tratta della prima volta che accade un fatto così grave - conclude la ragazza - la percezione è quella che si sia trattato di un fatto assolutamente isolato e non c’è praticamente nessuno convinto che possa succedere ancora”.

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