VOCE
L’INCHIESTA
17.11.2020 - 21:18
Quella dei codici Ateco e la loro funzione all’interno del decreto “Ristori bis” sta diventando una farsa, soprattutto rispetto al posizionamento delle attività relative in una zona piuttosto che un’altra. Lo spiega in modo chiaro il presidente di Ascom-Confcommercio Rovigo, Stefano Pattaro. “In realtà i codici Ateco ci sono quasi tutti nel decreto - le sue parole - però manca la condizione per avere gli aiuti, ovvero essere inclusi nella ‘zona rossa’. Anche rimanendo in ‘zona gialla’ e potendo quindi aprire i negozi, i consumi si sono drasticamente ridotti e, per certi settori, come tutto il comparto moda, abbigliamento calzature ed accessori, si sono quasi completamente fermati”.
“Se consideriamo che il comparto moda si impegna con gli ordini dai dieci mesi a un anno prima, e che quindi a magazzino ha già tutta la merce per l’intera stagione autunno-inverno - precisa Pattaro - risulta essere uno dei settori più colpiti, proprio perché a fronte di un calo importante di fatturato c’è un investimento sproporzionato perché fatto prima del Covid. Stiamo parlando di ordini fatti tra novembre 2019 e febbraio 2020”.
E’ probabilmente uno dei settori che, nella soluzione trovata dal governo per tentare di tenerlo a galla, ha avuto tra le sorti peggiori. “Ecco perché c’è la necessità di ulteriori interventi che aiutino tutti i fatturati persi da tutti i settori nel 2020, ed in futuro, a causa della pandemia - sostiene il presidente di Ascom-Confcommercio Rovigo - ne va non solo dell’esistenza stessa delle aziende coinvolte, ma anche della sopravvivenza di tutti i loro lavoratori e dei loro fornitori. L’economia è tutta collegata, dobbiamo salvaguardare la nostra salute ma anche la nostra autonomia economica”.
“Non solo - conclude Pattaro - ma considerato che tutte le manovre passate presenti e future del governo per aiutare l’economia saranno fatte a debito dello Stato, dobbiamo salvaguardare la possibilità di ripagarlo mantenendo in vita tutte le aziende che in futuro produrranno reddito”.
A questo proposito Federazione moda italiana ha fatto al governo una serie di richieste ben precise.
“Indennizzi in tutte le zone, anche in quelle non rosse, ai negozi e all’ingrosso del settore moda in proporzione alle perdite di fatturato a prescindere, appunto, dal colore delle zone in cui insiste l’attività - riporta Pattaro - indennizzi ai codici Ateco esclusi dal decreto ‘Ristori bis’ dei negozi di calzature, camicie e maglieria, oltre a quelli generali a quattro cifre del settore”.
Su questo secondo punto era già intervenuto il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, con il primo ministro, Giuseppe Conte.
“Detassazione o rottamazione dei magazzini per superare il grande problema delle rimanenze, attraverso un credito d’imposta del 30% sull’invenduto - prosegue - sospensione della scadenza dei vaglia cambiari, delle cambiali e degli altri titoli di credito nonché di ogni altro atto avente efficacia esecutiva fino al 30 marzo prossimo”.
E ancora “credito d’imposta per gli affitti pari al 60% dell’affitto stesso per ciascuno dei mesi di ottobre, novembre e dicembre” oltre alla “sospensione dei mutui e dei leasing bancari, prosecuzione della cassa integrazione fino a tutto il 2021, cancellazione della seconda rata dell’Imu e sospensione dei contributi previdenziali e assistenziali”.
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