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FLOROVIVAISMO

"Settore in crisi, in Polesine in sei hanno già chiuso"

L'allarme lanciato da Erri Faccini, vicepresidente di Cia Rovigo e responsabile dell’associazione Florovivaisti Italiani del Veneto

Cimitero & Fiori 14

Il comparto florovivaistico polesano perde il 6,3% delle aziende: dalle 95 del 2018 sono diventate 89 nel 2019. Prima della pandemia il settore stava già registrando una "discesa" fisiologica (derivante dalla crisi economica iniziata nel 2008), come dimostrano gli ultimi dati diramati da Veneto Agricoltura, alla luce di uno specifico report del Servizio fitosanitario regionale. "Oggi - precisa Cia Rovigo - se possibile le difficoltà sono ancora maggiori".

Per quanto riguarda il primo semestre del 2020, che ha coinciso con il lockdown, risulta tuttora difficile fare una stima delle perdite subite dalle imprese florovivaistiche. "C’è stato il fermo totale proprio nei mesi primaverili, durante i quali le aziende realizzano la parte più consistente del fatturato - sottolinea Erri Faccini, vicepresidente di Cia Rovigo e responsabile dell’associazione Florovivaisti Italiani del Veneto - Nell’attuale contesto la difficoltà più grande è rappresentata dal fatto che non sappiamo come programmare gli investimenti: per esempio, possiamo pure mettere a dimora lo stesso numero di stelle di Natale dell’anno scorso. Tuttavia, se prima o durante le festività chiudono di nuovo tutto rischiamo di buttare parte della produzione".

Per quanto riguarda la diminuzione delle imprese florovivaistiche, Faccini precisa che "oltre all’onda lunga della crisi del 2008, in Polesine vi è una densità demografica piuttosto bassa. Questa, unita alla mancanza di strategie specifiche sul territorio, una logistica penalizzata da infrastrutture insufficienti e la totale assenza di investimenti atti a rilanciare il comparto, hanno determinato una diminuzione di richiesta di piante, soprattutto ornamentali. Non vi sono segnali di un’inversione di tendenza da qui a breve termine".

Come se non bastasse, la nuova ordinanza regionale vieta ai vivai e ai negozi di fiori di tenere aperto alla domenica. "Così perdiamo almeno il 15% del fatturato - aggiunge Faccini - nelle nostre strutture il rischio di contagio è bassissimo, riusciamo a garantire le distanze di sicurezza fra i clienti. Recarsi nei vivai nei giorni festivi, inoltre, fa parte della nostra tradizione".

Nei giorni scorsi, intanto, la Camera ha approvato la proposta di legge sul florovivaismo, che passerà ora all’esame del Senato. L’obiettivo è disciplinare aspetti quali la coltivazione, la promozione, la valorizzazione, la comunicazione, la commercializzazione, la qualità e l’utilizzo dei prodotti florovivaistici. "Si procederà ad una regolamentazione unitaria del settore - osserva il direttore di Cia Veneto, Maurizio Antonini - oggi viene disciplinato da differenti norme regionali, nazionali ed europee. Questo è un importante passo in avanti per uno dei settori più colpiti dalla quarantena. Auspichiamo che la legge venga adottata rapidamente, in modo da dare un segnale di attenzione all’intera filiera florovivaistica".

Fra le altre misure, sono in arrivo 3 milioni di euro, spalmati nel triennio 2020-2022, destinati alla ricerca di nuove varietà ornamentali e altri 3 milioni di euro a favore della promozione.

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