VOCE
PROVINCIA DI ROVIGO
23.11.2020 - 21:21
La Procura ha messo un primo punto fermo, per quanto non definitivo, trattandosi di una chiusura delle indagini preliminari, nel caso dei diritti esclusivi di pesca. Ha infatti notificato al segretario direttore generale della Provincia, Maria Votta Gravina, 50 anni, la chiusura delle indagini preliminari a suo carico.
Secondo quanto emerso dagli accertamenti, il sostituto procuratore della Repubblica Sabrina Duò ipotizza che Votta Gravina abbia cercato di “costringere i consiglieri provinciali Roberto Pizzoli (sindaco di Porto Tolle, ndr), Sara Mazzucato, (consigliere comunale di Adria, ndr) e Valeria Mantovan (assessore comunale e Porto Viro, ndr) ad esercitare in senso difforme dalla loro volontà l’esercizio di un diritto politico”. Tentativo che non sarebbe comunque andato a buon fine.
Sullo sfondo di tutto, nozione necessaria per comprendere la complessa vicenda, la “battaglia” scatenatasi per i diritti esclusivi di pesca.
Si tratta di un istituto di fatto senza eguali in Italia, ossia del diritto di allevare e pescare i molluschi nelle lagune interne di Porto Tolle. Per lungo tempo, questo diritto è stato trasmesso, dietro pagamento di un canone, dalla Provincia, che ne ha la disponibilità, al Consorzio Cooperative pescatori di Scardovari, ossia l’organismo che raccoglie le cooperative di pesca di molluschi della sacca. Si tratta di uno dei settori produttivi trainanti dell’intero Polesine.
Al momento dell’ultimo affidamento, però, qualcosa si è inceppato, a causa della diffida di una agenzia immobiliare che chiedeva di potere bloccare questo automatismo e che anche la sua richiesta venisse presa in considerazione, ai fini dell’affidamento dei diritti esclusivi di pesca.
Questa novità ha scatenato una empasse in Provincia, arrivando anche nel momento in cui il Consorzio domandava un affidamento più lungo rispetto al solito, per potere operare investimenti estremamente importanti per la laguna.
La Provincia, da parte sua, con il presidente Ivan Dall’Ara, aveva invece proposto una proroga di respiro più breve, per decidere il da farsi. A risolvere la situazione, un gruppo di consiglieri provinciali, tra i quali, appunto, Pizzoli, Mazzucato e Mantovan, che hanno deciso di portare in consiglio una propria proposta di delibera con proroga dei diritti al Consorzio per 15 anni. Proposta poi messa ai voti approvata.
E’ in questa fase, precedente alla votazione della mozione, che si inserirebbe l’ipotizzata azione di Votta Gravina, che secondo la Procura potrebbe costituire reato.
In occasione di un tavolo di lavoro - secondo la ricostruzione della Procura - avrebbe detto a Pizzoli e Mazzucato che, in caso di un loro voto positivo alla proposta per i 15 anni, avrebbe trasmesso gli atti a Procura e Anac, sostenendo di avere già parlato col procuratore; successivamente, avrebbe invitato Mazzucato, firmataria della proposta di delibera, nel proprio ufficio, domandandole “se dormiva ancora la notte” e “se pensava a sua figlia”, quindi sottoponendole una serie di sentenze in materia d’abuso d’ufficio commesso da amministratori pubblici; infine, sempre secondo la ricostruzione della Procura, avrebbe detto a Mantovan che, in caso di un suo voto positivo alla proroga dei 15 anni, avrebbe avuto “ritorsioni di carattere patrimoniale” e sarebbe stata esposta a “conseguenze negative estreme”, dal momento che la avrebbe denunciata agli organi competenti.
Nonostante questo, alla fine la proposta di delibera passò, col presidente della Provincia Ivan Dall’Ara, di fatto messo in minoranza.
Ora, Votta avrà il tempo necessario per domandare di potere produrre memorie, di essere ascoltata dal pubblico ministero, per avanzare altre istanze, dopo di che toccherà alla Procura decidere se richiedere o meno il rinvio a giudizio.
Il tutto tenendo conto di come sia doveroso, allo stato, parlare di ipotesi.
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