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CORBOLA

“Il Covid ha sfondato le porte anche del Ciass”

L'analisi del sindacalista: "Le strutture soffrono per la mancanza di personale"

Coronavirus, sesto contagiato a Cavarzere

"Sfonda anche le porte del Ciass il Covid-19 e lo fa nella struttura di Corbola dove ad oggi si contano più di 20 positivi tra i residenti e circa 14 dipendenti". Lo comunica Roberta Denanni, segretario della Fp Cgil di Rovigo.

"La situazione è di grande difficoltà e non basta quello che le strutture stanno facendo, sia in termini di Dpi che di protocolli per contrastare il virus - prosegue - perché è ormai evidente la presenza di un muro invalicabile rappresentato dal deficit di personale di cui queste strutture, ormai da decenni, soffrono e che la pandemia sta evidenziando in maniera pressante. Se da anni la politica si è disinteressata al sistema delle residenze per gli anziani lasciando al mercato la soluzione, ora questa fallimentare scelta si sta mostrando in tutta la sua grave incapacità di dare risposta alla crisi pandemica".

"In attesa di una politica che sappia programmare e rivedere questo sistema, è estremamente urgente e necessario che qualcuno se ne faccia carico di questa crisi, e in primis a farsene carico dove essere l’Ulss che invece pare non vedere e non sentire le richieste d’aiuto che pervengono oltre che dalla Cgil anche direttamente dalle strutture" aggiunge.

"Altri grandi responsabili della salute pubblica che, almeno fino ad ora, sono stati in assoluto silenzio, sono i sindaci, e proprio per questo chiediamo, come abbiamo chiesto al sindaco di Lendinara per la grave situazione della Casa Albergo per Anziani, ai tre sindaci dei Comuni del Ciass, di uscire dal silenzio e di contattare il prefetto per chiedere che questo si faccia carico, come istituzione, di questa grave crisi intervenendo sui vertici dell’Ulss 5 Polesana, affinchè si facciano carico della drammatica situazione sanitaria che si sta verificando in queste strutture" chiede la Denanni.

"Non possiamo accettare che l’Ulss 5 rimanga soggetto esterno - rincara la dose - non basta, anche se di estrema importanza, l’attività svolta dall’Ulss sul territorio, e non possiamo pensare che l’ulteriore azione sia consegnare alle strutture gli elenchi dei neolaureati in scienze infermieristiche fingendo che questa sia una soluzione al problema. Mancano almeno un centinaio di infermieri nelle nostre strutture oltre a decine di Oss, senza pensare alle assenze sempre più importanti a causa del Covid".

"Dentro le strutture i dipendenti stanno cadendo come tessere di un enorme domino, e se c’è una cosa che a noi è evidente è che il perdurare della situazione attuale non potrà che determinare il collasso delle strutture per anziani in una emergenza sanitaria senza precedenti e alla quale chiediamo risposte urgenti senza precedenti - conclude - chiediamo che i problemi siano affrontati subito e non oggetto dell’intervento a posteriori delle autorità competenti".

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Commenti all'articolo

  • vicpaolo

    05 Dicembre 2020 - 15:51

    Perchè il Veneto è ancora in zona gialla quando dovrebbe rientrare in zona rossa plus? Hanno il cosiddetto Rt più alto d'Italia. Anche oggi 3600 positivi in più (e Zaia fa notare che con più di 50.000 tamponi fra rapidi e molecolari sono ad una percentuale del 6-7% mentre a livello nazionale siamo a 10-11%. In Veneto non si capiscono i dati e l'Rt più alto d'Italia), più di 330 in Terapia Intensiva e quasi 110 morti. E gli assembramenti continuano alla grande. Non sono solo i sindaci a rimanere con la bocca chiusa e non solol'Ulss 5. se c'è da chiudere si chiuda! L'economia è importante, ma la vita lo è molto di più, non esiste economia senza la vita.

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