VOCE
IL CASO
29.12.2020 - 19:54
"Ho visto, ho visto l’idiozia nei social, e ho mandato anche un messaggio a Simone Bombonato. Anche se lui è professionista e persona seria, non cade certo di fronte a provocazioni". Antonio Compostella, direttore dell’azienda sanitaria polesana esprime solidarietà nei confronti del coordinatore di Terapia intensiva di Trecenta, Simone Bombonato, al centro di uno sciame mediatico su facebook, con insulti e inviti a "cambiare lavoro se non ti piace vedere la gente morire", in seguito all’intervista in cui ha spiegato le ragioni per cui si è sottoposto al vaccino.
Premette Compostella: "Bombonato è operatore dell’area critica, una persona seria, un professionista bravo e di esempio per i suoi colleghi dal punto di vista dell’impegno e della capacità. E come persona è un uomo squisito, di una gentilezza e di un altruismo non comuni. Una persona di spessore e di valore". E continua: "Se lui ha aderito alla vaccinazione in quanto operatore dell’area critica, perché più a rischio di altri, oltre ad aderire alla vaccinazione per ragioni professionali lo ha fatto per ragioni umane, conoscendo la persona sono in grado di dirlo con certezza. Ha fatto delle considerazioni ponderate da persona che quotidianamente vive sugli ammalati l’impatto del Covid, ragionate con il cuore e con la testa".
Già, basterebbe solo questa considerazione per stare zitti, bloccare il ditino sulla tastiera. E invece c’è bisogno di sottolineare che "siamo ancora in un Paese in cui è ancora lecito esprimere le proprie idee in un rapporto positivo e valoriale alla discussione - dice Compostella - Poi dilaga l’intolleranza, l’ignoranza e la stupidità, che esistono da che mondo e mondo. E vengono utilizzate in modo intransigente e volgare".
A proposito di intransigenza, il tema della vaccinazione anti Covid è uno di quelli che più si presta alle “barricate”. La regione Veneto con Luca Zaia, che è stata sempre per la volontarietà della vaccinazione, ad esempio, è più intransigente. "Qui siamo di fronte a una scelta che richiama all’etica della collettività di fronte all’etica del singolo, del no vax - riflette il dg dell’Ulss 5 - Io sono un anestesista rianimatore e ho una cultura scientifica cerco di valutare le cose sulla base di evidenze scientifiche. Il Covid c’è e uccide, è oggettivo. Chi lo nega è come se dicesse che la terra è piatta quando ci sono evidenze geografiche per cui è chiaro che viviamo sopra una grande palla. Bombonato tutti i giorni vede le conseguenze del Covid la gente che soffre e che muore, non perché si è rotta un ginocchio. E’ un’evidenza oggettiva. Cosa possiamo fare come società? La letteratura scientifica che per me ha valore mi dice che pur nella loro giovinezza questi vaccini sono efficaci e sicuri. E’ lo strumento che abbiamo a disposizione per evitare che altre persone soffrano. E l’etica collettiva deve superare le valutazioni di carattere personale. E’ accettare di mettere la mascherina, per il bene di tutti, ci permette di salvaguardare noi stessi e gli altri".
Sulla stessa scorta il presidente dei medici e chirurghi di Rovigo Francesco Noce. "Incredibile che chi vive in prima persona certe situazioni drammatiche sia oggetto di denigrazione - commenta- Capisco il suo sconforto e l’invito dell’infermiere alla vaccinazione e non posso che esprimere solidarietà nei suoi confronti". Poi fa una riflessione sulla crudeltà dei social network: "I social sono diventati una vetrina per tanti no vax, terrapiattisti e negazionisti. Chi è contro il vaccino anti Covid rivela oltre che una scarsa conoscenza scientifica, uno scarso rispetto degli altri. I vaccini proteggono non solo se stessi ma gli altri. E’ un dovere per chi lo può fare nei confronti di chi, perché immunodepresso, è più fragile e non si può sottoporre alla vaccinazione. E potrebbe essere contagiato da chi il vaccino non l’ha fatto”.
Uno dei commenti più feroci, invita il professionista in prima linea, in trincea, uno di quelli che ha visto di tutto da marzo a questa parte, a cambiare mestiere. "Ma basta con queste frasi! - scrive una donna - Ma se questo è un infermiere e meglio che cambi mestiere... ma cosa facevano prima con tutte quelle malattie terribili che c’erano e che ci sono ma sostituite dal virus... dai siamo seri! Poi con una foto che sembra che pianga... non ho neanche un po’ di compassione per questa gente che sarà stata anche pagata per mettere la foto distrutta dal dolore e per dire quelle cose lì! Non sono cinica. Ma proprio perché ho rispetto delle malattie e del dolore altrui che sono al limite con questi giornalisti e questi dottori che seminano il panico da marzo ad oggi!".
Allarga le braccia Francesco Noce: "Mi viene in mente un detto: a volte è meglio tacere e magari apparire stupidi, che parlare e darne la conferma".
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