VOCE
IL CASO
02.01.2021 - 21:01
Il Wwf: “Ogni volta trovati bracconieri. E la polizia provinciale non ha i mezzi adatti”
Il Wwf torna sulla vicenda dell’episodio di bracconaggio segnalato nei giorni scorsi alle foci del Po di Maistra, in piena zona rossa e con l’utilizzo di richiami elettroacustici. Episodio al quale non ha potuto fare seguito un immediato intervento della polizia provinciale, non per mancanza di buona volontà, che anzi tutto il personale del corpo da anni si batte per la tutela dell’ambiente e della fauna polesana, ma di risorse e mezzi. La Federazione Italiana della caccia, per bocca del consigliere di presidenza Oscar Stella, aveva adombrato il dubbio che non si trattasse di un caso di bracconaggio. A rispondere, Massimo Benà, esponente del Wwf provinciale di Rovigo.
"Premettiamo dicendo- spiega Benà - e potrà sembrare un’eresia per il signor Stella, che né lo scrivente e neppure il Wwf sono aprioristicamente contrari alla caccia. Ad una caccia però rispettosa delle regole e non, come abbiamo troppo spesso riscontrato, che utilizzi richiami vietati, fucili a più di tre colpi, abbatta specie protette (un falco pellegrino impallinato dobbiamo liberarlo giusto in questi giorni), abbatta più capi del consentito, abbandoni le cartucce nei campi".
"Da molto tempo - prosegue il rappresentante dell’ associazione ambientalista - e qui Stella scivola su una buccia di banana , usiamo definire ‘bracconieri’ coloro che non rispettano le regole in materia venatoria proprio a tutela del buon nome di chi invece esercita questa passione nel rispetto del quadro normativo. Su questo punto non c’è nulla da aggiungere. Le decine di interventi pubblici, che invitiamo Stella a consultare, parlano da soli. Nel caso specifico, la polizia provinciale, non è potuta intervenire a causa della cronica mancanza di uomini e mezzi".
Una circostanza che, a margine del discorso di Benà, dovrebbe indurre a serie riflessioni Palazzo Celio, dal momento che appare davvero peculiare che un corpo col patrimonio di professionalità quale quello della polizia provinciale debba essere costretto a non potere intervenire per mancanza di mezzi adeguati alla bisogna.
"Se Lei, signor Stella - prosegue ancora Benà - se la sente di mettere in discussione la professionalità dei vigili provinciali non ritenendoli neppure in grado di distinguere dei pescatori da dei cacciatori o di riconoscere dei richiami elettroacustici è padrone di farlo. Quanto a noi, che conosciamo personalmente gli agenti, siamo lungi dal solo pensarlo. Quanto al numero di irregolarità riscontrate nel Delta inferiori rispetto al resto del territorio è molto semplice trovare una spiegazione. Da un lato raggiungere gli appostamenti fissi senza essere preventivamente individuati dalla fitta rete di vedette che presidiano il territorio è impresa improba, dall’altro ci si scontra con l’oggettiva difficoltà di cogliere in fragrante i malintenzionati vista la necessità di muoversi allo scoperto con la barca e dando in questo modo il tempo ai bracconieri di occultare i richiami, sistemare i fucili e nascondere altri eventuali corpi del reato".
"Basta avere un minimo di conoscenza del territorio e delle pratiche di caccia nel Delta per conoscere questi elementari aspetti del problema. Se poi vogliamo scomodare dei numeri basti ricordare che in 81 uscite nel Delta del Po condotte dal 2004 alla data odierna in giorni e orari diversi non ce n’è stata una sola in cui non abbiamo riscontrato, in più punti, la presenza di bracconieri che usassero il richiamo acustico ed i fucili ‘taroccati’. Tutte uscite regolarmente segnalate agli organi di controllo e all’opinione pubblica. Segnalazioni mai smentite e di cui conserviamo diverse testimonianze videoregistrate. Basterebbe, come abbiamo fatto più volte, chiedere riscontro del numero di servizi svolti nell’arco degli anni per rendersi conto di quante siano le pattuglie in servizio. Spesso una, o neppure quella, e quasi sempre in auto, mentre gli appostamenti di caccia dove agiscono i bracconieri si trovano in laguna".
"Nessuno di noi domenica mattina era nel Delta per ‘verificare’ le situazioni di illegalità. Non ce n’era assolutamente bisogno, sapevamo già come stavano le cose. Infine ci sia permessa una osservazione propositiva: suggeriamo a Stella, così come abbiamo fatto più volte noi, di chiedere al presidente dell’ambito di caccia RO3-Delta del Po di introdurre nel regolamento dell’ambito l’immediata espulsione dallo stesso di tutti coloro che siano colti in fragranza di reato ad usare fucili manomessi, ad usare il richiamo elettroacustico, ad uccidere specie protette. I cosiddetti bracconieri. Questo proprio con l’intento salvaguardare il buon nome di tutti coloro che rispettano le regole e di scacciare le poche mele marce che invece le infrangono. Si tratterebbe di una misura semplice e di buon senso".
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