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LA MAXI INCHIESTA

"Nessuna associazione eversiva". Venetisti, proscioglimento confermato

Anche il secondo giudice non crede alle contestazioni

Tanko, sette venetisti condannati

A luglio 2018 il giudice per le udienze preliminari aveva deciso il rinvio a giudizio di quindici persone per la fabbricazione di un’arma da guerra, il Tanko, e ne aveva prosciolte 30 dall’accusa di associazione eversiva. Il giudice Alessandra Martinelli era stata chiamata a decidere sull'indagine, condotta dai Ros di Brescia, che avrebbe individuato una associazione, estesa tra Veneto e Lombardia Orientale, nota come la Alleanza, che avrebbe avuto intenzione di perseguire l'indipendenza di questi territori, anche con metodi violenti.

Una maxi inchiesta della quale, però, alla prova dei fatti, rimase in piedi unicamente il filone relativo al "Tanko", ossia la ruspa trasformata in blindato che sarebbe stata fabbricata in capannone di Casale Di Scodosia, di qui la competenza del Tribunale di Rovigo. Cadute, invece, come detto già in fase di udienza preliminare, le ipotesi di associazione eversiva. Per il tanko, per il quale si ipotizzava il reato di fabbricazione di arma da guerra, la sentenza è arrivata lo scorso luglio, appunto in tribunale a Rovigo. 

Il dispositivo finale parlava di otto assoluzioni e sette condanne, con una pena complessiva di 26 anni e 10 mesi, e 102mila euro di multa, a parte del gruppo di secessionisti veneti e lombardi accusati di aver costruito il famigerato "tanko". Un dispositivo, come detto, che faceva riferimento unicamente alla contestazione di avere fabbricato il blindato "artigianale".

Contro l'esito dell'udienza preliminare in Tribunale a Rovigo, la Procura aveva avanzato ricorso contro il proscioglimento, rendendo quindi necessario un nuovo pronunciamento, per quegli indagati per i quali era stato disposto il proscioglimento. Il verdetto è arrivato ieri, confermando il precedente: non doversi procedere.

"Non possiamo che esprimere soddisfazione - spiega l'avvocato Luca Azzano Cantarutti, difensore - per questa pronuncia che, ancora una volta, ribadisce le tesi che, sin dall'inizio di questa vicenda, portiamo avanti".

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