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IL CASO

Bar chiusi? Affari d’oro per le escort

Nessun rispetto delle norme anti-Covid: “Non usiamo la mascherina, è un rischio da correre”

Bar chiusi? Affari d’oro per le escort

E’ sopravvissuto alla peste, a due guerre mondiali, a numerose epidemie: il mestiere più vecchio del mondo sopravviverà (e bene) anche al Covid-19. A dirlo sono i dati del Codacons che conferma come nemmeno il Covid sembrerebbe scalfire gli affari di un settore dai volumi importanti. Oltre 90mila “sex worker” stabili e più di tre milioni di italiani che ne usufruiscono, per un giro d’affari annuo di 4,7 miliardi di euro.

Se da un lato, nelle grandi città, le lavoratrici che operano in questo settore parlano di ricavi praticamente dimezzati e di appuntamenti che si possono contare sulle dita di una mano, nelle periferie e nei piccoli centri come il nostro polesine, pare proprio che si facciano affari d’oro.

“Con il primo lockdown c’era molta più paura ma adesso i clienti vengono nonostante tutto. Arrivano anche da fuori provincia o da fuori regione perché i controlli sono davvero pochi - racconta Annalisa (il nome è ovviamente di fantasia ndr) che lavora in appartamento in un Comune della nostra provincia - i clienti che si presentano ora non hanno paura. In pochissimi mi chiedono se ho fatto recentemente il tampone mentre assolutamente nessuno mette o mi chiede di mettere la mascherina. Da quando i locali sono chiusi, si lavora molto di più. Gli uomini la sera non sanno che fare, così mi chiamano e io li ricevo solo fino alle 22 perché poi scatta il coprifuoco, ma inizio molto prima”.

A tentare di spiegare il perché nei piccoli centri il business è aumentato a discapito delle grandi città dove il mercato del sesso pare aver avuto un brusco calo, ci prova Moira (anche questo è un nome di fantasia, ndr) che dal centro di Milano è arrivata a Rovigo per esercitare quella che lei stessa definisce “la sua professione”. “Per guadagnare bisogna spostarsi in provincia. A Milano con il calo drastico della richiesta dovuta alla pandemia si è scatenata una concorrenza assurda tra tutte le ragazze e per continuare a lavorare si è costrette ad abbassare notevolmente i prezzi e a spendere cifre assurde per la pubblicità sui siti internet. A Rovigo, per farti conoscere sui siti dedicati, spendi poco più di 100 euro, a Milano per lo stesso servizio ne servono anche mille. E qui gli incassi, con una concorrenza minore, sono sicuramente più alti”.

Ma tornando al Covid, sembra proprio che questo settore non sia particolarmente interessato al contagio e alla diffusione. “E’ chiaro che preferirei non prenderlo - dice ancora Moira - un paio di mie amiche a Milano lo hanno preso, ma è un rischio che non possiamo non correre. La nostra non è una categoria presa in considerazione dai ristori e non possiamo fermarci altrimenti come facciamo a pagare l’affitto, le bollette e la spesa?”.

Ma a crescere in maniera davvero esponenziale, pare proprio sia il sesso online. Una sorta di didattica a distanza fatta a letto, anziché sui banchi di scuola. “Molte mie amiche hanno iniziato ad offrire i propri servizi via webcam ma si guadagna molto meno e alla fine, l’impegno è circa lo stesso - conclude Moira - a quel punto, tanto vale fare un piccolo sforzo, rischiare un po’ di più ma guadagnare almeno dieci volte tanto”.

Nessuna crisi dunque, per quello che da sempre è considerato un lavoro che non fallirà e non finirà mai. D’altronde, come diceva l’imperatrice Maria Teresa d’Austria, per abolire la prostituzione, bisognerebbe abolire gli uomini. Non basta certo il coronavirus.

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