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INDAGINI IN CORSO

Omicidio al campo nomadi, si cerca ancora l’arma

Lunedì sarà ascoltata la compagna del figlio 17enne, anche lei in carcere accusata di concorso in omicidio

Omicidio al campo nomadi, si cerca ancora l’arma

Lunedì sarà Annalisa Guarnieri, a dire la sua verità, ammesso che parli, davanti al Gip Raffaele Belvederi. La 26enne accusata di concorso nell’omicidio di Edis Cavazza insieme al fidanzato 17enne, figlio della vittima, si collegherà dal carcere di Verona, assistita dall’avvocato di ufficio Sandra Passadore. La ragazza, in particolare, è accusata di aver brandito un altro machete, gemello di quello usato per uccidere il 45enne, per minacciare i parenti e tenerli alla larga da padre e figlio. A procedere per il ragazzo, che ha ucciso il padre con un colpo di machete alla clavicola sinistra, è invece il tribunale dei minori di Venezia.

Pare che dietro ai continui litigi tra padre e figlio ci fossero problemi legati ai soldi. Edis percepiva il reddito di cittadinanza, ma soffriva di dipendenza dall’alcol. Mercoledì 10 il pm Maria Giulia Rizzo, che coordina le indagini della squadra mobile guidata da Gianluca Gentiluomo, ha fissato l’incarico per l’autopsia sulla vittima.

Gli inquirenti sono ancora alla ricerca dell’arma del delitto, il machete con cui il ragazzo ha ucciso il padre.

I due fidanzati si sono conosciuti 4 mesi fa. Hanno provato a vivere dal padre di lei, poi dalla madre della ragazza, che vive a Trieste. Dopo Natale, avevano cominciato a vivere nella roulotte del campo tra Ceregnano e Sant’Apollinare. Qui è maturata - almeno secondo le accusa c’è stata premeditazione nel gesto - la volontà di uccidere Edis Cavazza, con cui il 17enne aveva continui litigi, a quanto confermano anche i Servizi Sociali del Comune di Rovigo.

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