VOCE
EMERGENZA ECONOMICO SANITARIA
09.03.2021 - 18:57
Dati peggiori a Porto Viro, Rosolina, Loreo, San Bellino e Castelguglielmo. E la pandemia fa male
L’1,1% delle famiglie venete versa in situazione di disagio economico. E in ben 22 Comuni del Polesine (su 50) questa cifra è ancora più alta: il dato peggioRE lo fanno registrare Rosolina e Loreo, entrambe con l’1,8% delle famiglie (una ogni 55) in grave difficoltà; seguono Porto Viro, San Bellino e Castelguglielmo con l’1,7% di famiglie in difficoltà.
Insomma, la fotografia - fatta dal portale specializzato Openpolis su dati Istat - delinea, in Polesine, due poli in cui la povertà si fa sentire più che altrove. Uno nella parte Nord del Basso Polesine, rappresentato appunto dal triangolo formato da Porto Viro, Loreo e Rosolina; l’altro nel cuore della provincia, tra San Bellino e Castelguglielmo. Di contro, sono Costa di Rovigo e Gaiba i Comuni in cui la povertà colpisce il minor numero di famiglie: appena lo 0,2% del totale, un dato di molto al di sotto della media regionale.
A preoccupare, però, è il futuro. Perché questa indagine fotografa una situazione precedente agli effetti della pandemia che, da un anno, sta tenendo sotto scacco la nostra società e l’economia. Le prospettive non sono di certo rosee, e quei dati rischiano di peggiorare, con un numero maggiore di famiglie che potrebbero ritrovarsi in situazione di disagio. “E’ ancora presto per avere una stima definitiva dell’impatto che la pandemia sta avendo e avrà sul tessuto sociale - scrivono infatti da Openpolis - gli ultimi dati sulla povertà assoluta, rilasciati a giugno da Istat e relativi al 2019, avevano mostrato alcuni segnali di miglioramento rispetto al decennio precedente. Ma ancora ovviamente non includono gli effetti della crisi in corso, e quindi sarà essenziale monitorare la situazione nei prossimi mesi. Si possono però già fare due riflessioni: in primo luogo, l’ultima crisi economica, iniziata nel 2008 e protrattasi per tutta la prima metà degli anni ’10, è stata sofferta soprattutto dai minori e dalle loro famiglie, con effetti che purtroppo erano ancora visibili anche prima dell’emergenza Covid”.
“Il secondo aspetto da considerare - concludono dal centro studio - è che, sebbene l’ultimo aggiornamento avesse mostrato alcuni segnali incoraggianti, indica anche come siano molte le fragilità ancora presenti. E che meritano sempre più attenzione alla luce della crisi che stiamo vivendo”.
L’indagine sottolinea come, ovviamente, vi sia un legame a doppio filo tra il disagio sociale e la disoccupazione, ma un altro dato da tenere presente è la presenza di minori nel nucleo familiare. Secondo Openpolis, il 29% delle famiglie con figli è in povertà assoluta se la persona di riferimento è disoccupata. Se la persona di riferimento della famiglia ha un’occupazione, la percentuale di famiglie con figli in povertà assoluta è del 7,1%. Un dato inferiore rispetto alla media delle famiglie con almeno un minore (9,7%), ma sensibilmente più alto della media nazionale (6,4%).
Ovviamente tutto cambia in base alla condizione professionale: nell’insieme composito che comprende dirigenti, quadri e impiegati l’incidenza è molto più bassa (1,8%), mentre supera il 12% tra le famiglie con figli dove il genitore è operaio o professioni assimilate. Tra i lavoratori non subordinati, la scarsa numerosità campionaria impedisce una valutazione su imprenditori e liberi professionisti. Mentre nell’area classificata come “altro indipendente” l’incidenza della povertà assoluta raggiunge l’8,7% delle famiglie con figli.
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