VOCE
VIOLENZA SULLE DONNE
11.03.2021 - 20:30
Indagini chiuse
Abusata dall'amico di famiglia 40enne quando lei, di anni, ne aveva appena 16. In una sauna di Montegrotto, stazione termale nella quale il gruppo di amici di famiglia era andato per una giornata in compagnia e in allegria, dalla quale, invece, è nato un procedimento penale concluso - in primo grado, con appello già presentato - con la condanna da parte del Tribunale di Padova del 40enne a 2 anni e 6 mesi, oltre a un risarcimento di 15mila euro per la parte civile, ossia la ragazza all'epoca, il 2016, minorenne, oggi 19enne. A tutelarla, l'avvocato Marco Suttini di Rovigo.
Tutto, secondo la ricostruzione dei fatti portata in aula, sarebbe cominciato con la proposta del 40enne di fare una sauna. La amica della 16enne avrebbe rifiutato, mentre lei avrebbe accettato, non prima di avere avuto la certezza, chiedendo anche ad altri clienti dello stabilimento, che fosse possibile tenere il costume. Rassicurata, sarebbe entrata, per poi però trovarsi di fronte il 40enne, nudo, che la invitava a spogliarsi, perché così “la sauna si faceva meglio”. La giovane, allora, avrebbe accettato, tenendosi però coperta con un asciugamano. Anche questa difesa, però, sarebbe stata fatta cadere dall'amico di famiglia che, ostentando l'aria da “esperto della sauna”, le avrebbe detto che l'asciugamano andava utilizzato per coprire la parte sulla quale si sarebbe seduta.
Rimasta nuda e con la sola protezione delle braccia, sarebbe stata infine palpeggiata nelle zone intime, restando bloccata per alcuni minuti, con qualcosa di simile a una vera e propria paralisi, prima di riaversi e uscire di corsa dicendo che non stava bene. Avrebbe raccontato l'accaduto alla amica, pregandola poi di non lasciarla più sola col 40enne. E avrebbe segnalato, con un sms, che qualcosa era accaduto anche al fidanzatino. “Ti ho tradito, ma non è stata colpa mia”.
Da qui, grazie al giovane, l'emersione dell'episodio. I giudici sono arrivati alla condanna ritenendo la deposizione della giovane, assistita dall'avvocato di parte civile Marco Suttini di Rovigo, assolutamente coerente e non viziata da alcuna incongruenza, credibile nel suo dipanarsi e nella successione di fatti che ha descritto. Non lo stesso per quanto concerne la difesa dell'uomo, anche alla luce di alcuni messaggi che sarebbero emersi nel corso delle indagini. “Ritengo - spiega Suttini - che il collegio, interamente femminile, si sia dimostrato estremamente obbiettivo, vagliando scrupolosamente la vicenda senza posizioni preconcette e riconoscendo addirittura anche l'ipotesi lieve del reato contestato”. Ora, la vicenda si sposterà in appello.
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