La boutique è chiusa: si inventa il delivery

La sua piccola boutique chiusa da tre settimane, con la primavera che spinge. Per Ilaria Tomasi, titolare del negozio Arché di Rovigo, è impensabile. Lei, che lavora da quando aveva 18 anni tra gli scaffali, i tessuti e i colori e a 27 ha aperto una boutique tutta sua, è una delle negozianti più presenti in città. Mai impreparata: Sbaracco, Fiera d’Ottobre, Maggio Rodigino o mostra al Roverella che sia, la sua vetrina è sempre a tema, sempre presente, sempre aperta, anche nelle domeniche in cui tutto intorno le luci erano spente.

Ma l’ennesima zona rossa non ci voleva proprio. “Mi hanno chiuso... - ha scritto avvilita sul cartello affisso alla porta del negozio, e subito dopo il guizzo del vero commerciante. Ma se avete bisogno, contattatemi su Whatsapp al numero...”.

“L’idea - spiega la negoziante - è arrivata praticamente dalle clienti, nel senso che quando hanno saputo che chiudevamo mi hanno detto ‘e come facciamo? Se ho bisogno ti posso cercare? A parte che molte avevano il mio numero di telefono, ma con altri ho dato il contatto del negozio”. Quindi la promozione dei nuovi arrivi su Instagram e su Facebook e le consegne a domicilio o al volo, davanti al negozio o in giro per il capoluogo.

Esempio di resilienza, ma anche di genio imprenditoriale, Tomasi non abbandona il colpo e si inventa il delivery. “Tutto sommato, rispetto allo scorso anno, prima che ci chiudessero non stava andando nemmeno male - spiega - anche se dire va bene è tutta un’altra roba. La maggior parte delle mie clienti sono storiche, sono amiche consegno la merce, se la provano a casa e se va bene la tengono, altrimenti me danno indietro. Quando sono in negozio a fare le vetrine non li faccio certo entrare a vedere e provare”.