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Città azzoppata contro le trivelle

Contro le trivelle, documento votato all’unanimità ma solo dalla maggioranza: mancavano i gruppi di minoranza.

Città azzoppata contro le trivelle

La città etrusca si presenta azzoppata nel chiedere la sospensione di qualsiasi attività di ricerca di idrocarburi in Alto Adriatico con il rischio di arrivare alle estrazioni di gas metano riproponendo così l’incubo della subsidenza, ovvero dell’abbassamento del terreno. Già ora tutta l’area del Delta è sotto il livello del mare.

Il documento è stato votato all’unanimità nell’ultimo consiglio comunale, un’unanimità solo formale, per quanto legittima, perché in quel momento erano presenti solo i consiglieri della maggioranza civica Impegno per il bene comune e SiamoAdria. Tutti i consiglieri di minoranza avevano abbandonato l’aula prima, quando si stava parlando del rendiconto finanziario. Un documento del genere avrebbe meritato un’unanimità sostanziale perché già di per sé la battaglia è impervia, andare azzoppati si rischia di perderla in partenza.

Sicuramente non è una bella immagine per la città presentarsi con un documento così importante sostenuto da meno di un terzo della rappresentanza cittadina, infatti la coalizione civica guidata da Omar Barbierato ha ottenuto il 28,63% dei consensi. Inoltre è stata senza dubbio una forzatura aver presentato tale ordine del giorno con le sole firme dei capigruppo Enrico Bonato e Sara Mazzucato, quasi a voler piantare un bandierina civica. Avrebbe avuto maggior autorevolezza se fosse stato sottoscritto da tutti i capigruppo. Formalmente, dunque, è stato votato all’unanimità del consiglio comunale, nella sostanza è sostenuto solo dai civici.

Il documento inizia ricordando che “le estrazioni di gas naturale che si sono succedute dagli anni ’30, soprattutto tra gli anni ’40 e ’50 (del secolo scorso, ndr) avvenivano attraverso una rete di circa 30 pozzi nel nostro territorio, per mezzo dei quali si sono estratti, nel corso degli anni, all’incirca 300miliardi di metri cubi di metano e altri gas naturali; quantificati in 230milioni di metri cubi annui, prima della loro sospensione definitiva, voluta dal Governo nel 1961”.

La conseguenza delle estrazioni ha fatto registrare “dal 1951 abbassamenti del territorio con medie che andavano da un metro fino a punte di due metri e, nonostante la sospensione delle estrazioni, il terreno ha continuato ad abbassarsi per i 15 anni successivi. Dall’inizio degli anni ’50 a metà degli anni ’70, quindi, il Delta del Po è sprofondato di oltre 2 metri con punte di 3,5 metri. Uno studio recente ha verificato inoltre come negli ultimi 25 anni l’isola di Ariano e l’isola del Donzella si siano ulteriormente abbassate di un altro mezzo metro”.

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