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TRIBUNALE

Assolto per la marijuana “Era a scopo terapeutico”

Importante assoluzione ottenuta, la vicenda era iniziata a marzo 2020 a seguito dell’esito di un controllo su strada operato dai carabinieri

Assolto per la marijuana “Era a scopo terapeutico”

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Importante assoluzione ottenuta, la vicenda era iniziata a marzo 2020 a seguito dell’esito di un controllo su strada operato dai carabinieri

Nella primavera del 2020, a seguito di un controllo su strada operato dai carabinieri di Este, era finita nei guai, addirittura in manette, una intera famiglia: padre, madre e figlia, i genitori sui 50, la ragazza sui 20. Le contestazioni, non esattamente banali, scattate la momento dell’arresto parlavano del possesso di alcuni etti di marijuana.

L’arresto in flagranza, a carico dei tre componenti del nucleo familiare, era infatti scattato per l’ipotesi di detenzione di sostanze stupefacenti a fini di spaccio.

L’autorità giudiziaria, in seguito, aveva ritenuto di non disporre misure cautelari a carico dei tre, per i quali, comunque, il procedimento penale ha fatto il proprio corso, sino ad arrivare, nella mattinata di ieri, di fronte al giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Rovigo.

Differenti le scelte processuali dei tre indagati: la moglie ha scelto di discutere l’udienza preliminare, ottenendo, quindi, una sentenza di non luogo a procedere. Marito e figlio, invece, hanno scelto il rito abbreviato: si tratta di una forma di processo che si svolge, fondamentalmente, sulle “carte” acquisite nel corso delle indagini, senza la introduzione di testimoni o consulenti e che comporta, nel caso di condanna, uno sconto di pena pari a un terzo del totale.

Uno “sconto” che in questo caso, per fortuna degli imputati, non è stato necessario operare, dal momento che, per entrambi, è arrivata l’assoluzione.

In particolare, trattando della situazione del padre, l’avvocato Ivan Agnesini di Rovigo ha seguito una linea argomentativa molto importante, alla luce della sua portata, e che pare avere convinto il giudice.

In particolare, infatti, il difensore ha sottolineato come la marijuana fosse detenuta dal capofamiglia per un motivo assolutamente diverso rispetto allo spaccio; una questione essenzialmente terapeutica.

L’uomo, infatti, sofferente di una grave patologia, avrebbe utilizzato la marijuana per ricavarne un olio che avrebbe lenito le sue sofferenze. Nessun utilizzo, quindi, rivolto alla cessione a terze persone.

Non è la prima pronuncia di questo tipo che, a livello nazionale, emerge in questo periodo, sintomo di una rinnovata sensibilità su questo versante, supportata anche da evidenza scientifiche.

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